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Ambiente Nicola Riccio 07 settembre 2017 10:55 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
AGRO NOLANO – Il Vesuvio in fiamme avvolto da un’enorme colonna di fumo, come in un’eruzione. Questa è l’immagine che ci ha accompagnato durante tutto il mese di luglio e che sarà impressa nella nostra memoria per tempo. Ma le fiamme non hanno dato tregua in Campania in tutto il periodo estivo. Anche il nostro agro ha subito l’ira devastante del fuoco.
Patrimonio naturalistico distrutto e rischio frane e alluvioni nella cintura di comuni intorno al cratere. Gli incendi estivi hanno innescato il dibattito sull’adeguatezza delle forze di protezione civile. Nel giorno più nero della crisi, l’11 luglio, risultavano attivi circa centro roghi in Campania, con un dispiego di seicento addetti, tra vigili del fuoco, agenti di polizia, militari e personale di protezione civile. Solo dalla Campania, il Centro aereo unificato della protezione civile ha ricevuto oltre cento richieste di intervento in circa un mese, dal 15 giugno al 16 luglio, alle quali si è risposto, quasi sempre, con l’invio di Canadair. Dal 13 al 15 luglio in azione c’erano anche due Canadair inviati dalla Francia, risultati decisivi per domare le fiamme sul Vesuvio.
Il disastro-incendi vesuviano ha probabilmente un’origine dolosa, secondo quanto è emerso finora dalle indagini. possibile che si tratti di un concorso di varie iniziative incendiarie, con motivazioni diverse. Tra le ipotesi, il coinvolgimento di interessi legati allo spegnimento e alla riforestazione, azioni di ritorsione contro attività anti-abusivismo, attività di smaltimento illecito di rifiuti, o anche i gesti di singoli squilibrati.
Secondo un dossier diffuso da Legambiente, gli incendi hanno distrutto nella regione 13.037 ettari totali di superfici boschive tra maggio e luglio. Una cifra molto alta, se si pensa che in tutto il 2016 sono andati in fumo in Campania poco più di 4mila ettari. Stando dunque ai dati diffusi dall’associazione ambientalista (basati sul sistema Copernicus della Commissione europea) Il 2017 si qualifica come un anno terribile per il patrimonio verde della regione.
Allo stesso tempo, l’ Arpac ha stimato (in base ai dati del ministero delle Politiche agricole e forestali) che da aprile a giugno le precipitazioni, nella regione, sono state il 50 percento meno abbondanti rispetto alla media storica. Si sono, in altre parole, dimezzate. D’altra parte i mesi successivi non hanno fatto registrare di meglio.
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