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Cronaca Loredana Monda 08 settembre 2007 23:26 Circa 4 minuti per leggerlo stampa
Se ventiquattro ore prima i carabinieri del Reparto
Territoriale di Castello di Cisterna hanno portato a
termine una operazione di contrasto ai clan dell'area
nolana, con il servizio della mattinata dell'8
settembre 2007 la loro attenzione si è concentrata
sulle organizzazioni criminali dell'area a sud del
capoluogo campano. All'incirca alle ore 10 e 30 di
ieri, i militari dell'Arma del nucleo operativo agli
ordini del maggiore Fabio Cagnazzo e coordinati dal
tenente - colonnello Aldo Saltalamacchia sono
interventi a Torre Annunziata, arrestando un
latitante.
A finire in manette Salvatore Agretti,
classe 1967, del luogo, già noto alle forze
dell'ordine, ritenuto dagli inquirenti un elemento
apicale del clan Gionta, operante sul territorio
cittadino. Stando a quanto messo in luce dai
carabinieri, l'uomo era inserito in un elenco dei
cento latitanti più pericolosi d'Italia, legati a
fatti delittuosi riconducibili all'azione delle
organizzazioni camorristiche.
Il quarantenne è stato
colpito da un'ordinanza di custodia cautelare emessa,
in data 8 aprile 2005, dal giudice per le indagini
preliminari presso il Tribunale di Napoli, per
associazione per delinquere di tipo mafioso
finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, con
aggravante art. 7 della legge 203/90, per aver agito
al fine di agevolare l'organizzazione di riferimento.
All'atto dell'arresto, l'uomo è stato trovato in
possesso di una pistola di fabbricazione clandestina
calibro 9 parabellum, completa di serbatoio e tredici
cartucce. Ventiquattro ore prima dell'arresto di
Agretti, i carabinieri del Reparto Territoriale aveva
portato a termine, invece, un'operazione ad Orta di
Atella. A finire in manette il quarantaquattrenne
Marcello Di Domenico, detto o' marciulliano, capo
dell'omonimo gruppo operante nel nolano, considerato
satellite dell'organizzazione dei Moccia di Afragola.
Si nascondeva in un'abitazione della cittadina
casertana: era solo e disarmato.
Allo stato attuale
non si esclude l'ipotesi che si nascondesse nell'area
con l'avvallo dei Casalesi, egemoni su quel
territorio. L'uomo era stato in carcere. Era uscito.
Era considerato pericoloso. Soggetti gravitanti
nell'orbita del clan storici del comprensorio nolano,
che volevano riappropriarsi del territorio,
ricacciando su Napoli le organizzazione "intruse", che
si erano estese anche sulle zone della provincia lo
consideravano tra i pochi capaci di rendersi promotore
di nuovi assetti, al fianco di altri uomini di
camorra. Scarcerato, dell'organizzazione da lui
capeggiata si è ricominciato a parlare pochi mesi
dopo, in particolare in ordine ad alcune estorsioni a
carico di imprenditori. Ora è tornato nelle patrie
galere. I militari dell'Arma hanno messo fine alla sua
fuga. Marcello Di Domenico era, infatti, irreperibile
dal da qualche tempo.
Aveva violato la sorveglianza
speciale di pubblica sicurezza con l'obbligo di
soggiorno nel comune di Nola a partire dal febbraio
2007. Era stato, quindi, colpito da un'ordinanza di
custodia cautelare, emessa in data 2 maggio 2007, dal
giudice per le indagini preliminari presso il
Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione
distrettuale di Napoli, per associazione di stampo
mafioso, per violazione della legge sulle armi, per
estorsione e per altro. L'arresto del
quarantaquattrenne capo - clan si inquadra i un
contesto particolare. Ancora è considerata forte la
camorra nel nolano, che a volte rivela
un'organizzazione particolare che trascende dalle
classiche attività cosiddette di strada della malavita
organizzata, che riesce in sordina a entrare nel mondo
degli affari. Dalle forze dell'ordine, in questo
contesto, sono considerati ancora egemoni di fratelli
Pasquale e Salvatore Russo, inseriti nel luogo elenco
dei latitanti più famosi e più pericolosi d'Italia.
L'organizzazione, per gli inquirenti, è ancora
saldamente legata ai comuni di Nola, di San Paolo
Belsito, di Saviano, di Piazzolla, tanto che non può
essere esclusa l'ipotesi che i predetti soggetti non
si nascondano proprio nel loro territorio di
appartenenza, laddove è più semplice trovare persone
fidate che mantengono il silenzio suoi loro
spostamenti e sulle loro attività . Di tipo particolare
anche l'organizzazione che si sarebbe dato, per le
forze dell'ordine, il clan Russo, disinteressato alle
sovraesposizioni che porrebbero a rischio i loro
interessi economico-imprenditoriali, che pare continui
a coltivare, benché duramente colpito dal blitz dei
carabinieri del Territoriale di Castello di Cisterna e
dell'Anticrimine di Napoli, dell'11 maggio scorso, che
ha portato all'arresto di 89 persone. Ad essere
colpite proprio le organizzazioni capeggiate dai
fratelli Russo e da Di Domenico.
Gli attuali assetti
sono sfrutto di alleanze, di successive
contrapposizioni registrate negli ultimi due o tre
anni in tutta l'area nolana, che sono sfociate,
secondo i carabinieri, anche in una recrudescenza del
fenomeno omicidiario. Dopo un'alleanza tra i Russo e
Capasso avrebbe avuto origine una contrapposizione con
Di Domenico. La chiusura di un accordo tra i Russo e
Capasso, successivamente arrestato dopo un lungo
periodo di latitanza, sarebbe sfociato, invece, in
contrasti tra Di Domenico e Nino, il primo forte del
sostegno di gruppi satellitari del clan Moccia di
Afragola, il secondo in forte espansione nel
comprensorio.
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