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Cronaca Loredana Monda 04 dicembre 2007 00:14 Circa 4 minuti per leggerlo stampa
Alcuni giorni fa, mio fratello mi ha chiesto di seguire il suo esempio. Mi ha chiesto di apporre la firma esplicitante il dissenso al pagamento che si vuole imporre per il possesso e per la gestione di un blog.
Ammetto d'essere rimasta spiazzata, come di aver manifestato qualche perplessità . Mio fratello mi ha fatto notare che ogni individuo, così come prevede la Carta Costituzionale, deve essere libero di esprimere il suo pensiero e la sua personalità nei modi e nei luoghi che ritiene essere più congeniali.
Non posso non condividere la riflessione di mio fratello, per il rispetto che ho verso i valori che sono espressi della nostra Costituzione. Probabilmente, la mia perplessità si fonda sulla consapevolezza dell'esistenza di un uso indiscriminato dei blog, così come dei siti di informazioni. Si stanno, purtroppo, verificando fatti sgradevoli proprio sulla base di questo uso indiscriminato. Mi spiego. Attualmente, attraverso l'utilizzo di certi mezzi, si sta, purtroppo, mortificando quello che è un vero e proprio lavoro, quello giornalistico, a cui è stato già dato un duro colpo (credo che i colleghi che leggeranno non potranno non condividere) con la circolazione indiscriminata di notizie preconfezionate, da veline o da comunicati stampa.
Provo ad essere ancora più chiara. Anche solo nel nostro comprensorio, operano molti giornalisti che non sono anziani sotto il profilo anagrafico. Hanno un'età media compresa tra i 30 e i 40 anni. A fronte della loro età anagrafica, si pone l'età lavorativa. Sono molti i colleghi che lavorano da almeno un decennio. Alcuni hanno, però, anche più di quindici anni di gavetta alle spalle. Buona parte dei giornalisti che attualmente ha tra i 30 e i 40 anni e che riuscita a farsi un nome, ha iniziato, quindi, in periodo in cui eri costretto a passare sotto le forche caudine. Entrare era difficile. Restare era difficile. Subivi il nonnismo altrui. Ti facevi coraggio, pensando che presto o tardi avresti avuto una dimensione che ti consentisse di non subire più.
Una decina di anni fa, si lavorava in maniera diversa. Solo e esclusivamente in strada. Non esistevano le veline, non esistevano i comunicati, non si utilizzava la posta elettronica. La circolazione delle informazioni era affidata solo e esclusivamente alla capacità che avevano i giornalistici di procacciarsi le notizie. Premesso che ora tutto è reso più facile e veloce dall'utilizzo dei mezzi informatici, si prende atto della tendenza all'improvvisazione dell'attività giornalistica, proprio attraverso l'utilizzo dei blog e dei siti, che non dovrebbero essere utilizzati per lo svolgimento di un vero e proprio lavoro, che si tende, in questo modo, a mortificare ulteriormente. Voglio essere non polemica, ma ancora più chiara e disincantata. E' mortificante per un giornalista della vecchia guardia, ritrovarsi con "dilettanti allo sbaraglio" che cercano la competizione a tutti i costi.
E' mortificante per un giornalista, trovare il suo lavoro copiato e incollato altrove, a firma di un altro, che non ha fatto il ben che minimo sforzo e che si vanta di un prodotto non suo. Può capitare, capita, che anche chi ha scelto di essere un giornalista di mestiere possieda un blog, ma non lo utilizzerà certo per lavoro, bensì per la semplice espressione del suo pensiero. Va detto, inoltre, che il giornalista di vecchia guardia ha lavorato procedendo per tappe, fino ad arrivare a trattare, solo quando aveva le credenziali per farlo, con alcune fonti. E esiste una motivazione. Colui che non si è improvvisato, in caso di difficoltà , sa gestirsi, come conosce i limiti da porsi per non incorrere nella violazione della legge.
Parliamo di limiti normativi che ai dilettanti sono, purtroppo, totalmente sconosciuti. Non è giusto, non è corretto, verso chi lavora in certi settori e verso chi legge, svegliarsi una mattina, avere un desiderio di evasione, la volontà di trovarsi un hobby e decidere di darsi al giornalismo, improvvisandosi corrispondente o addetto stampa, spesso fruendo proprio di mezzi come i blog e i siti, che sono cosa molto diversa dalle testate giornalistiche on line, che, come quelle su cartaceo, sono registrate e censite alla Procura competente per giurisdizione.
Il giornalismo non è un giocattolo nelle mani di un bambino. Non è un mezzo di competizione. E' un'attività lavorativa. E' un qualcosa che mal utilizzato pur essere estremamente lesivo. La mia perplessità scaturisce, dunque, dalle ragioni esposte. Probabilmente, quella firma l'apporrò per non andare contro i miei principi, ma tutto sarebbe più semplice se gli amanti dei blog e dei siti cominciassero ad avere oltre al senso della misura, anche quello della decenza.
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