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Cronaca Loredana Monda 19 dicembre 2007 23:21 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
Proseguono le indagini dei carabinieri sull'omicidio del quarantaquattrenne Vincenzo Giugliano, genero del boss Carmine Alfieri, ex leader indiscusso del cartello camorristico denominato Nuova Famiglia, in opposizione alla Nuova Camorra di Raffaele Cutolo.
Non ancora chiaro il contesto all'interno del quale è maturato il delitto. Tuttora sconosciuto ai militari dell'Arma il movente. Non si esclude nessuna pista. Si indaga nel vissuto personale e professionale della vittima. Allo stato resta, però, più accreditata l'ipotesi di una vendetta trasversale a danno di Carmine Alfieri, collaboratore di giustizia, al quale nel 2000 è stato assassinato il nipote Rosario, nel 2002 il figlio Antonio, nel 2005 il fratello Francesco.
Se l'unica colpa di Vincenzo Giugliano fosse stata d'essere il genero del boss della mala locale, salirebbero a quattro i lutti familiari in pochi anni. Un avvertimento ad un pentito troppo canterino, a conoscenza di troppi fatti e misfatti? A questo punto, potrebbe essere. Non ancora del tutto chiara neanche la dinamica dell'agguato. I carabinieri sono certi che ad entrare in azione siano stati almeno due uomini. Non escludono, però, che siano stati più di due i componenti del commando. Tutto dipende dal mezzo utilizzato. E non è chiaro se siano passati a bordo di una moto o di un'auto.
Certo ad aprire il fuoco, per i militari dell'Arma, dovrebbero essere stata una sola persona, che potrebbe essere scesa per avvicinare la vettura, la Ford Fiesta, del quarantaquattrenne. E' stata, infatti, usata una nove millimetri. Sono stati sparati tredici colpi. Setto o otto sono andati a segno. Hanno attinto la vittima alla testa. Si presume, quindi, che Vincenzo Giugliano, commerciante incensurato, sia morto sul colpo. Ricordiamo che l'uomo è stato presumibilmente trucidato nelle prime ore della serata del 18 dicembre 2007. Una telefonata anonima è arrivata al 112, segnalando la presenza del cadavere nell'auto nera ferma in Via Costantinopoli, strada isolata di Piazzolla, la terra di origine di Alfieri, il luogo in cui il boss aveva allestito il suo covo da latitante e dove è stato arrestato anni fa.
E' stata la centrale operativa dei carabinieri a trasmettere la segnalazione alla Compagnia di Nola e al Reparto Territoriale di Cisterna. Ora, coordina le indagini dei militari dell'Arma il pubblico ministero Simona Di Monte della Direzione distrettuale antimafia di Napoli.
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