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Cronaca Loredana Monda 09 aprile 2009 01:43 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
MARIGLIANO - Per le ore 10 di venerdì 10 aprile, nella Chiesa Collegiata Santa Maria Delle Grazie, sarebbero stati chiamati a raccolta i familiari, gli amici e i conoscenti della sessantenne Franca Cervo (docente in pensione di lettere e filosofia prima nelle medie inferiori e poi nelle medie superiori) , deceduta insieme al marito Vincenzo Liberati (dipendente in pensione dell’Alfa Romeo di Pomigliano), a causa del terribile terremoto in Abruzzo, rispetto al quale continuano a registrarsi scosse di assestamento che ancora fanno tremare la terra sotto i piedi di una popolazione già impaurita, disorientata, scioccata, provata.
 Quarantotto ore d’angoscia per la figlia Milena che da Roma, dove studia, dopo il sisma non era più riuscita a raggiungere telefonicamente i genitori. Quarantotto ore d’angoscia anche per la sorella della signora Cervo, Giulia, docente di matematica del Liceo Carducci di Nola, corsa in Abruzzo e costretta ad effettuare un riconoscimento delle salme della congiunta e del consorte, saltate fuori, dopo tanto scavare, tra le macerie di una palazzina a tre piani e mansarda ubicata in Via XX Settembre, tra le zone più colpite della martoriata città de L’Aquila.
 Con un terremoto così forte da essere avvertito, oltre che in tutto l’Abruzzo anche in Emilia Romagna, nel Lazio, in Campania, secondo qualche fonte giornalistica di quel luogo lontano eppur emotivamente vicino sul crollo della palazzina potrebbe aver influito anche la pesantezza del piano mansardato interamente in cemento armato, rispetto agli altri di più vecchia costruzione. Sta di fatto che nessuno scampo hanno avuto i due coniugi mariglianesi che occupavano un appartamento ad un primo piano rialzato. Addirittura sotto le macerie sarebbero deceduti anche il fratello e la cognata del signor Liberati.
Un vero incubo, quindi, per intere famiglie legate da vincoli di affinità . Come la figlia Milena e la sorella Giulia, tante persone in città hanno sperato fino all’ultimo che la signora Franca uscisse viva, con il marito, dalle macerie. I coniugi erano molto noti a Marigliano. Avevano molti amici che li descrivono come persone buone, miti, disponibili e cortesi, già duramente provati oltre 14 anni fa dalla morte prematura di un figlio maschio colpito da una grave malattia. Proprio dopo quel lutto e raggiunta la pensione, i due coniugi erano soliti fare la spola tra Marigliano e L’Aquila, paese d’origine di lui, dove vivevano i familiari. Fino a pochi giorni fa, Franca Cervo e Vincenzo Liberati erano stati in città . Erano starti visti. Aveva preannunciato la loro partenza. Erano sereni.
Costernati gli amici di vecchia data che quando ancora si sperava che fosse stato scongiurato il peggio affermavano. “Sono ore d’angoscia. I loro figli sono cresciuti con i nostri che non hanno neanche il coraggio di chiamare la figlia benché vorrebbero dimostrarle tutto il loro affetto. Ci scambiavamo visite di cortesia da anni come fanno i buoni amici. Guarda abitavano lì, all’ottavo piano di quel palazzo alto di fronte alla villa comunale in pieno centro. Abbiamo provato a chiamare più volte per avere notizie, ma i telefoni squillano a vuoto. E’ tremendo”.
 Intanto, proprio per venerdì 10 aprile, è stato proclamato il lutto nazionale. Ovunque le bandiere italiane saranno levate a mezza asta in ricordo delle vittime del terremoto abruzzese. A renderlo noto il Consiglio dei Ministri con un comunicato stampa.Â
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