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Cronaca Loredana Monda 01 novembre 2009 09:16 Circa 1 minuto per leggerlo stampa
NOLA - Ognissanti in manette per un altro superlatitante. Se la Squadra Mobile di Napoli ha arrestato ieri il cinquantasettenne Salvatore Russo, sono stati stamattina i carabinieri del Comando Provincia di Napoli a stanare, invece, il sessantaduenne Pasquale Russo, egualmente latitante da una quindicina di anni. Il clan Russo, operante nel nolano, è stato, quindi, decapitato in ventiquattro ore.
Come il fratello minore, anche il boss Pasquale Russo aveva scelto di non allontanarsi dalla sua zona di provenienza. Come Salvatore, si era rifugiato in un casolare di campagna, sempre a pochi chilometri di distanza da Nola, questa volta passando però, almeno sulla carta, da una provincia campana all’altra. Pasquale Russo, irreperibile dal maggio 1993, inserito nell’elenco dei 10 latitanti più pericolosi d’Italia, condannato più volte per associazione a delinquere di stampa mafioso e per vari omicidi, aveva, infatti, il suo covo a Sperone nell’Avellinese.
A scovarlo sono stati i militari dell’Arma del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna, agli ordini del Tenente Colonnello Fabio Cagnazzo e coordinati dal Tenente Colonnello Antonio Jannece, che sono intervenuti a coronamento di indagini svolte dai loro colleghi del Ros con il supporto della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.
Quando gli uomini della Benemerita hanno fatto irruzione nel casolare occupato dal capo storico ed indiscusso del clan Russo, hanno trovato il latitante, in compagnia di un altro fratello, Carmine, quarantasette anni, irreperibile dal 2007, inserito nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia.
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