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Cronaca Loredana Monda 02 dicembre 2009 22:47 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
NOLA - Un altro clan napoletano avrebbe esteso i suoi tentacoli verso la provincia. L’organizzazione dei “Cuccaro - Aprea - Alberto”, egemone della zona di Barra, avrebbe controllato qualche piazza di spaccio di Nola. A porre l’accento su questo elemento di novità sui movimenti della malavita nel comprensorio sono stati i carabinieri della Compagnia di Nola al comando del Capitano Andrea Massari.
A conclusione di una serrata attività investigativa portata avanti dal nucleo operativo e radiomobile, i militari dell’Arma, con l’esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Nola, hanno fatto cadere il velo, mostrando una realtà che lascia sconcertati. Destinatari dei provvedimenti, che sono stati notificati nella notte tra il primo e il due dicembre, sono i trentanovenni Maria Cervone e Gaetano Ambrosiano. La donna è la sorella di Gaetano Cervone, soprannominato “Bibì“, attuale reggente del clan “Cuccaro - Aprea - Alberto”.
L’uomo, suo marito, detto “Maniefierro”, è considerato, dagli inquirenti, un elemento apicale della stessa organizzazione. In concorso tra loro, secondo gli accertamenti da cui sono scaturite le ordinanze che erano stati avviati ad inizio ad ottobre del 2009 dopo l’arresto della stessa Maria Cervone, i due coniugi avrebbero gestito lo spaccio di cocaina a Nola. Conclusa l’operazione, alla donna, già ai domiciliari, è stata confermata lo stesso tipo di detenzione, mentre l’uomo è stato trasferito in carcere.
A quanto pare solo due potrebbero essere le spiegazioni alla presenza del clan napoletano, A Nola, con attività di spaccio che erano state avviate già diversi mesi prima dell’avvio delle indagini dei carabinieri: o l’organizzazione dei Russo consentiva, attraverso degli accordi, ad altri di gestire questo genere di attività, o prima dell’arresto dei boss Pasquale e Salvatore comincia ad attestarsi meno forte.
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