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Cronaca Loredana Monda 19 gennaio 2010 22:36 Circa 4 minuti per leggerlo stampa
CASTELLO DI CISTERNA - Martedì di fuoco per i carabinieri del Gruppo di Castello di Cisterna al comando del Colonnello Antonio Jannece. Gli uomini del Nucleo Investigativo coordinati dal Colonnello Fabio Cagnazzo hanno inflitto un altro durissimo colpo ai clan Di Lauro e Scissionisti, militarmente contrapposti tra loro e coprotagonisti della sanguinosa faida del quartiere napoletano di Scampia. I militari dell’Arma hanno, infatti, smantellato un’organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti fondato sull‘importazione in Italia dall‘Estero.
Hanno, quindi, bloccando la vendita sia al dettaglio sia all’ingrosso di cocaina, eroina, hashish, crack e cobrett, arrestando dieci persona (colpite dall‘aggravante dell’associazione armata e trasnazionale), che erano destinatarie di fermi d’indiziato di delitto emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. I carabinieri hanno operato all’interno della fiorente “piazza di spaccio” della zona popolare di Scampia denominata “33”. Per gli inquirenti, gli arrestati avrebbe agito avvalendosi della forza intimidatrice derivante dalla partecipazione al clan Di Lauro (fino al febbraio 2006 ) e successivamente a quella dell’organizzazione degli “Scissionisti”.
Avrebbero, di fatto, agevolato entrambi i sodalizi, praticando, tra l’altro, usura, riciclaggio. L’attività investigativa da cui sono scaturiti i provvedimenti eseguiti è imperniata sulla gestione di una delle piazze di spaccio più fiorenti del territorio di Secondigliano, storicamente fondata e controllata da affiliati, dapprima legati ai Di Lauro, poi transitati, a seguito della faida degli ultimi anni, nella consorteria criminali degli “Scissionisti”. L’attuale operatività della piazza di spaccio della “33” è confermata da diverse attività di polizia giudiziaria del personale del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna. Non a caso, significativo risulta l’arresto degli stessi militari dell’Arma, in data 24 luglio 2009 di Concetta Catapano, trovata nella disponibilità di un copioso quantitativo di sostanza stupefacente (770 dosi preconfezionate di eroina e 804 dosi preconfezionate di cocaina). In data 1 giugno 2009, nello stesso luogo, i carabinieri hanno sequestrato 9.700 euro nella disponibilità di Gaetano De Gennaro, elemento contiguo al sodalizio criminoso. In data 17 luglio 2009, nel corso di servizio documentato con riprese video, hanno sequestrato cocaina frazionata in capsule per un peso pari a grammi 4,5 lordi nella disponibilità di alcuni degli indagati.
Il 13 settembre 2008, hanno sequestrato 24.000 euro nella disponibilità di Maria Luongo, madre di Francesco Gervasio,detto “o’ pelato “, nipote di Paolo Gervasio (ora gestore della piazza di spaccio). Di rilievo è altresì il sequestro di una serie di appunti, dove erano riportate delle somme di denaro con a fianco dei soprannomi, i conti dello spaccio di droga e i soldi da dare agli affiliati. Importanti risultano ancora le intercettazioni telefoniche e le riprese video. Nel corso dell’attività investigativa, è emerso come il Paolo Gervasio, parallelamente al traffico di sostanza stupefacente, gestisse un “giro di usura” nei confronti di soggetti della zona di Secondigliano e dei comuni limitrofi, applicando tassi tra il 200 e il 300% annui. L’uomo, noto come “zio Paolo” è analiticamente descritto da diversi collaboratori di giustizia, alcuni dei quali sono in grado di ricostruire perfettamente il suo excursus all’interno del clan degli Scissionisti, tanto da diventare oggi l’unica persona in grado di ricevere cocaina direttamente da Raffaele AMATO, per poi rivenderla con il c.d. “sistema del pagherò”, già ideato da Paolo Di Lauro, ovvero il sistema del pagamento differito.
Sostanzialmente, può affermarsi che Paolo Gervasio, oggi, controlli, oltre la “piazza di spaccio” di cocaina e di kobret della “33”, l’intero mercato della cocaina tanto da essere definito addirittura il “ Pablo Escobar ” di Secondigliano, fatto questo che gli consente di occupare una posizione di vertice nel clan. Tanto sembra, insomma, che sia stato ricostruito dagli inquirenti. Eppure sembra non bastare. Alla luce dei dati raccolti in precedenti e di quelli emersi recentemente, vi è, tuttavia, da dire che per i militari dell’Arma, in moltissime circostanze, gli sforzi profusi dalle varie forze di polizia - che quotidianamente cercano di contrastare il dilagante fenomeno dello spaccio - risultano vane perché la maggior parte degli individui impiegati in detta attività criminale riesce a darsela a gambe all’atto dell’intervento avvalendosi del favore dell’area interessata dagli accertamenti, che architettonicamente si presta bene ad eludere i controlli, guadagnando la fuga e trovando nei residenti e negli astanti un elevato grado di complicità, a volte manifestata e altre volte tacita e palesata con una radicata omertà. Nonostante tutto L’Arma non demorde. Nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “Blow”, l’Arma è pronta, anzi, ad eseguire una serie di sequestri ai sensi dell’art. 12 quinques, colpendo una caffetteria di Melito del valore di un milione di euro, un Punto Snai di Napoli del valore di 250mila euro, un complesso immobiliare di Villaricca, composto da tre appartamenti del valore di 900mila euro,
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