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Cronaca Andrea Amato 18 agosto 2009 01:02 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
“Santu Rocco addret’ ‘e mmura, l’uva s’ammatura”. Prossima ormai la maturazione dell’uva, passata la prima quindicina d’agosto, con settembre quasi alle porte, gli antichi contadini mariglianesi, festeggiando il compatrono San Rocco, ricordavano così, con questo spassoso adagio, che le viti stavano colorando i loro frutti e si avvicinava la vendemmia settembrina.
La vita agricola si intrecciava con quella civile e religiosa, il calendario liturgico scandiva il ciclo dei campi e il popolo cristiano, devoto ai suoi santi, metteva i raccolti sotto la loro protezione. Oggi, la festa di san Rocco cosa ricorda ai mariglianesi? Quali ritmi cadenza? Quali tempi marca? Quasi più nessuno lavora la terra, pochissimi sono i contadini in città e la festa, seguita da sempre più pochi fedeli, non è più un “terminus a quo” della vita rurale, non è più connessa ai “riti” agricoli.
Forse essa, oggi, ha finito col rappresentare semplicemente il giorno del rincontro comunitario dopo le ferie d’agosto, il momento del ritorno in città e la ripresa delle attività ordinarie. E per chi è ancora fuori in vacanza, tale festa ricorda che il rientro è vicino. Per i cristiani di ieri e di oggi la celebrazione di un Santo ha come scopo unico quello di proporre un modello da imitare, un esempio incarnato di autentiche virtù di fede, di prudenza, giustizia, di fortezza, temperanza, carità, di speranza che Egli, il Santo, da uomo, ha saputo praticare e che l’hanno condotto alla perfezione davanti a Dio.
Divini concetti, questi, che lo stesso parroco mons. Pasquale Capasso, nell’omelia tenuta durante la santa messa, al rientro dalla processione , ha riportato all’attenzione dell’assemblea dei fedeli riuniti in Collegiata. “Non basta osservare i comandamenti mosaici per essere cristiani. E’ necessario che accogliamo l’invito di Cristo a vendere tutto ciò che abbiamo, a darlo ai bisognosi e a metterci alla Sua sequela”. Queste parole del prelato, suonanti come quelle di un vegliardo e che scuotono le coscienze, sono state poi accompagnate da una precisazione: “A noi dei tempi moderni Cristo non chiede di privarci di ogni bene. Gesù chiede il distacco dal possesso, dall’accaparramento, dalla bramosìa. Di quell’insegnamento che Rocco attuò alla lettera, a noi , uomini d’oggi, è chiesta almeno l’attuazione metaforica”.
Nel corso della celebrazione, mentre il rito della messa si avviava alle comunioni, un anziano fedele seduto tra i banchi è stato colto da malore. Colpa, probabilmente, del caldo eccessivo che in questi giorni è davvero molto forte e che colpisce soprattutto i soggetti più vulnerabili come chi è di età avanzata e i bambini. La celebrazione si è interrotta, è stato allertato subito il servizio locale di soccorso sanitario, che in breve tempo è arrivato, portando assistenza al disgraziato signore. Pare sia la terza volta che uno svenimento colga questa persona mentre si trova in chiesa. Fortunatamente anche questa volta egli si è ripreso ed è tornato sano e salvo a casa propria.
Al termine del sacro rito, i festeggiamenti si sono conclusi in piazzetta Annunziata con una simpatica e rinfrescante “cocomerata”. I saporiti e freschi cocomeri sono stati offerti dalla comunità parrocchiale, che da qualche anno ripete l’iniziativa diventata ormai consuetudinaria.
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