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Cronaca Redazione 27 marzo 2006 22:44 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
In data 15 marzo 2006, il portale ha pubblicato un mio scritto, titolato dai gestori "Libertà ". Ho notato che quelle considerazioni che avevo esternato hanno dato avvio ad un confronto tra alcune persone. Ebbene, dopo aver monitorato l'evolversi della discussione, sento l'esigenza di ritornare ad esprimermi. Credo che alcune precisazioni siano doverose, perché mi rendo conto che alcune affermazioni sono state, almeno all'inizio fraintese, ad altre è stato attribuito un peso eccessivo.
Fermo restando che ho riportato riflessioni personali e convinzioni radicate, ci tengo a precisare che accettare il riconoscimento di diritti civili per coppie di fatto o per coppie omosessuali non implica una negazione della famiglia tradizionale fondata sul matrimonio (ribadisco sempre conforme alle leggi italiane: non esiste, cioè, un matrimonio religioso che produce effetti senza riti civili, tanto è vero che quello che si suole definire matrimonio religioso è concordatario), ma è frutto della presa d'atto dell'esistenza di altre formazioni per le quali si avverte l'esigenza di tutela e di disciplina. La sottoscritta ha calcato un po' la mano sul matrimonio gay perché potrebbe rappresentare il punto di arrivo di un processo al quale si darebbe avvio ora. In realtà , in Italia non si discute ancora di matrimonio gay, ma solo di riconoscimento di diritti civili anche per omosessuali.
Molti gay non accettano prima di altri l'ipotesi di un "matrimonio" che scimmiotti quello tra eterosessuali e molti gay non accettano l'idea dell'adozione da parte di coppie omosessuali, a cui tra l'altro le forze che sostengono l'introduzioni di regolamentazioni di certi rapporti non fanno riferimento. Quei "patti" che si cerca di introdurre e che fanno tanta paura e che non negano altre realtà consolidate non mira all'esclusiva disciplinare di rapporti omosessuali, ma di pluralità di rapporti anche e soprattutto tra eterosessuali. Quando ho deciso di scrivere il testo che è stato pubblicato il 15 marzo, ho lanciato una provocazione. Chiaramente speravo che qualcosa si muovesse. A rendermi felice e soddisfatta è constatare che Marigliano non è culturalmente e politicamente morta del tutto. Prendo atto con piacere che esistono ancora persone che riescono ad uscire dal limbo, a portare avanti delle idee e delle convinzioni, ad aprirsi al confronto ed al dialogo, che sono e saranno sempre strumenti di crescita personale, culturale e sociale. Prendo anche atto con piacere che non sono i politici ad esprimersi preferendo fare finta di niente (come era presumibile dato il periodo), ma che in questo modo hanno lasciato per una volta campo libero alla gente comune.
Sono solo un po' dolente del fatto che rispetto ad un intero discorso, anche abbastanza complesso, ci sia stata una volontà marcata di soffermarsi solo sulla condizione degli omosessuali e sull'ipotesi di un matrimonio gay). Mi avrebbe fatto piacere leggere commenti anche a quelle forme di contraddizione sociale e culturale che avevo messo sul tavolo, rispetto alle quali non ci sono state reazioni, ma che sono realtà quotidiana. Ringrazio il portale per l'accoglienza, nonché coloro che hanno letto, in particolare quelli che hanno avuto il coraggio (portando avanti sia tesi che condivido sia tesi che non condivido) di sostenere le proprie idee, tra l'altro firmando con nome e cognome. Penso sia importante, per una società allo sbando, in preda ad una crisi di valori, quasi rassegnata ed apatica. Un mondo migliore si costruisce tutti insieme anche quando si parte da punti di vista diversi.
Loredana Monda
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