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Cronaca Redazione 31 luglio 2007 00:57 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
Caro Bronstein,
sono Antonio e faccio parte del comitato per l'Acqua Pubblica di Marigliano.
Ho seguito con attenzione il tuo post, e condivido le tue riflessioni. Gran parte delle cose che dici sono vere, ma bisogna subito chiarire un aspetto importante della tua lettera, che hai erroneamente riportato e che riguarda la sentenza Teckal.
Per quanto sia vero che, il CDA di ATO3, in modo "sgarbatamente" autonomo e senza interpellare l'assemblea dell'ATO (dove ci sono i rappresentanti dei Comuni), abbia dato in affidamento diretto il 19% della GORI spa, alla cordata di società con capofila ACEA spa, perdendo l'ennesima occasione di fare esercizio di trasparenza e democrazia in questo paese, (è per questo che trovi sul sito della GORI la falsa "evidenza pubblica") è anche vero che dalla famosa sentenza Teckal siamo lontanissimi. Anzi direi che sono due momenti completamente diversi.
La sentenza di cui parli, e che hai descritto benissimo, vedeva il confronto fra la Teckal.srl società Belga, e dall'altra il Comune di Viano consorziato con l'azienda Gas-Acqua, ed il contendere era la fornitura di prodotti e prestazioni che il Comune aveva erogato in affidamento diretto al Consorzio evitando la gara d'appalto. La sentenza sancisce la non applicabilità delle regole sulla concorrenza qualora l'affidamento diretto è dato NON ad una SPA o una SRL, ma ad un "ente strumentale", perché su di esso, l'ente pubblico esercita un "controllo" pressochè totale.
Non si tratta quindi di mettere in gioco quote di una "spa" bypassando la "gara d'appalto" , ma di dare in affidamento diretto la fornitura di servizi ad un proprio consorzio.
Da qui nasce la forma di gestione in "HOUSE" o diretta, cioè quando l'amministrazione eroga servizi attraverso proprie strutture interne, senza ricorso al mercato.
Quello che la sentenza Teckal, ha messo invece in evidenza, dando indirettamente forza ad un ragionamento che il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua porta avanti da tempo, è il fatto che qualsiasi tipo di società di capitali, se pure a capitale interamente pubblico, stia dietro alla gestione dell'acqua, và fortemente contrastata, proprio perché nel DNA di queste società c'è la logica del profitto, del lucro, sono società obbligate a gestire il servizio idrico, non secondo i criteri di efficienza pubblica del servizio, ma secondo criteri di tipo economicistico.
Per quanto riguarda la tariffa, è vero che non la stabilisce la GORI, ma dentro c'è di tutto: i costi di gestione e le spese di funzionamento degli ATO e delle Società di Gestione, le opere di manutenzione e di adeguamento della rete idrica, delle fognature e della depurazione, i costi degli investimenti, degli ammortamenti, gli interessi passivi sui mutui ecc. ecc. e poi c'è il "full cost recovery" dell'acqua , cioè il costo di produzione ed il giusto profitto dell'azienda calcolato nel 7%, (chissà secondo quale criterio), azzerando di fatto il rischio d'impresa. Questi signori, non solo hanno la botte piena, ma anche l'ex presidente ATO3 ubriaco.
A proposito di tariffe, quella emessa dalla GORI in questi giorni, relativa all'anno 2006, porta la voce "Quota fissa" pari a 6.20 €. Ora, non ne sono sicuro, ma se questa voce, è la stessa che nelle precedenti bollette era definita come "Nolo del contatore", allora siamo in presenza già di un aumento di 1.04 €. perché nella bolletta precedente era di 5.16 €. Ora immaginiamo per un momento che lo stesso aumento venga applicato a tutte le 478.354 utenze di ATO3 gestite da GORI.spa, sono esattamente 497.488,16 €. e giusto per rendere la cosa più spettacolare 497.488,16 x 1.936,27 = 963.271.400 delle vecchie lire. Ma pensa un po'!
Cordiali saluti Antonio Molli
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