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Cronaca Annamaria Bianco 02 luglio 2010 23:13 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
ACERRA – Nel tardo pomeriggio di mercoledì 30 giugno, a partire dalle ore 18.00, si è tenuta una mostra di pittura intitolata “Int’ 'o street”ed organizzata dal Centro di Cultura “Acerra Nostra” nel Granaio del Castello Baronale della città. Il gioco di parole su cui si è basata la scelta del nome dell’evento è stato quello che vede nel vocabolo inglese “street” il doppio riferimento alla street art, cioè all’arte di strada, e ai cosiddetti “stretti” napoletani: il termine infatti si pronuncia “strit”, parola che, nel dialetto nostrano, assume tutt’altro significato.
Le tele esposte sono state realizzate da Antonio Picardi e Domenico Iannucci, i quali hanno realizzato opere al cui interno sono riassunte tutte le tematiche della moderna corrente artistica, riproducendo gli scenari urbani in cui giovani writers, armati di bombolette spray, danno libero sfogo al proprio estro creativo realizzando murales originali e sicuramente anche di impatto.
Strade, semafori, segnali stradali, sigarette, bottiglie ed altri oggetti simbolo della vita quotidiana dei ragazzi delle periferie napoletane, fra stazioni e metropolitane, sono ciò che appare nei quadri, dipinti con colori sgargianti come il viola o il verde acido, sui quali spiccano linee decise e dall’andamento sinuoso, in un connubio fra prospettiva classica e tridimensionalità che dà l’impressione di uno spazio irreale, quasi allucinogeno.
Spazio hanno anche le droghe, come mezzo per aprire le porte della percezione, quasi come se i giovani di oggi vivessero sulla scia dei poeti maledetti di fine Ottocento, ma molto più proiettati, in realtà, verso il culto della Giamaica: alcuni fra i volti rappresentati, infatti, sono quelli di rastafariani ed è in particolare uno di essi ad emergere dal corpo grigio di un uomo automa per avventarsi su un cavalletto con in mano un pennello.
Rappresentazione allegorica, forse, del momento in cui l’ispirazione finalmente giunge e si manifesta come un’esplosione di colori e non soltanto. Un’arte istintiva, dunque, quella a cui i giovani d’oggi guardano e sentono come propria. Un’arte che, per quanto riguarda questa particolare interland, punta alla scoperta di “una nuova Napoli dove il mandolino e le canzoni di Carosone non esistono, ma esistono rime, rumori, colori e linguaggi”.
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