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Cronaca Redazione 23 febbraio 2010 00:20 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
In origine era il collocamento, poi divenne ufficio di massima occupazione, oggi è il Centro per l’impiego.
Passa il tempo, cambia il nome, ma resta unicamente una maschera delle istituzioni, un impianto vuoto di contenuti che non ha per niente apportato evoluzione nei processi lavorativi, né ha intercettato prospettive nuove, ma solo arretramento nel mercato del lavoro.
Un impianto vetusto e fatiscente incapace di calibrare e indirizzare una giusta formazione, finalizzata alla valorizzazione e motivazione della forza lavoro nel circuito produttivo.
In Campania e nel Mezzogiorno d’Italia il Centro per l’impiego rappresenta l’emblema del fallimento della Pubblica Amministrazione. Registra liste di iscrizione di migliaia di disoccupati con anzianità di disoccupazione trentennale, ma non apre alcun canale di impiego di forza lavoro. Infatti in questa lunga “degenza” di iscrizione una totale assenza di contatto tra le parti, mai un’opportunità di lavoro.
Non sarebbe logico e opportuno eliminare questa anomalia vergognosa e poco edificante per una società del ventunesimo secolo?
Un’altra profonda perplessità sorge con le Agenzie per il Lavoro, la cui crescita negli ultimi tempi in Italia è esponenziale: una fioritura senza pari! La loro massiccia presenza dovrebbe coincidere con una diminuzione della disoccupazione e una crescita dell’offerta lavoro. Ma altro non sono che un ulteriore aspetto frustrante e mortificante per il lavoratore: una gestione che va a collocarsi in una posizione intermedia tra il lavoratore e l’azienda, che si adopera nel presentare e selezionare personale ad enti che ne fanno richiesta; unico obiettivo: un’incessante perseguimento di un proprio guadagno.
In conclusione sottraggono risorse economiche alle aziende a discapito del lavoratore; molto spesso consigliano ai datori di lavoro di mantenere il rapporto interinale con la forza lavoro, e dividere il monte ore su più unità, creando quel connubio di interesse tra azienda e l’agenzia , per tutelare e salvaguardare l’azienda da un lato, in danno al lavoratore, e per curare il proprio interesse, quello di introitare quanto più denaro nel tempo, dall’altro.
Un muro insormontabile tra lavoratore e datore di lavoro.
Occorre fare una seria riflessione in merito, intanto aspettiamo le riforme dell’anno che verrà!
GIUSEPPE NEGRI
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