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Cronaca Redazione 07 ottobre 2009 23:18 Circa 6 minuti per leggerlo stampa
MARIGLIANELLA - Nuovo tributo a Ciro Antonio De Angelis. Si terrà domenica mattina, la seconda edizione del torneo ciclistico alla memoria del docente, deceduto due anni fa nel Casertano. La gara,si aprirà alle ore 8 e 30 dopo un minuto di silenzio, per terminare intorno alle 11 e 30. A questo punto, gli organizzatori procederanno con le premiazioni dei tre vincitori assoluti e i 3 vincitori di ogni categoria. Un trofeo sarà consegnato anche alla squadra meglio classificata. I partecipanti dovranno compiere un percorso di complessivi 90 chilometri, suddiviso in sette giri, il primo dei quali servirà a monitorare il tragitto da compiere. Saranno toccati oltre a Mariglianella, i territori di Marigliano, di Brusciano e di Castello di Cisterna.
Alla manifestazione, promossa dalla Pro Loco di Mariglianella e patrocinata dall’Amministrazione Comunale guidata dal sindaco Giovanni Russo, prenderanno parte l’Associazione Bici Polvica, l’Associazione Amici del Pedale di Saviano e la Tranchese Cycli di Brusciano. Non mancherà il dirigente scolastico del Comprensivo “Giosuè Carducci”, Giovanna Afrodite Zarra, amica di vecchia data del suo compianto docente, al timone di una scuola che un mese dopo la morte di Ciro Antonio De Angelis gli intitolo la sua aula multimediale. Presenzieranno alla manifestazione, la moglie Angelina Sapio, i figli Carmine, Annamaria, Angela ed Enrico Maria De Angelis con consorti e figli, il fratello Remo, le sorelle Carmela e Mara Rita De Angelis, la madre Santa Fucci, i cognati e i nipoti. L’ordine pubblico sarà affidato oltre che alla Polizia Municipale anche alla Protezione Civile “Fire Fox” di Pollena Trocchia.
Il torneo ciclistico “Ciro Antonio De Angelis” è stato fortemente voluto dal signor Gennaro Ciavolino, responsabile dell’area ciclisti della Pro Loco di Mariglianella, che spiega: “Conoscevo bene, da tanti anni, il professore. Da quando aveva un cavallo che aveva lasciato in custodia ad un mio zio. Oltre ad essere un ottimo insegnante, era una bella persona. Era capace di farti ridere e di farti riflettere. Sapeva assumere un contegno estremamente serio o molto scanzonato. Spesso parlava anche dei suoi affetti, dei suoi familiari, a cominciare dai quattro figli. Quando si sono tenute le esequie, mi è rimasto impresso quel ragazzino biondo, il nipote (ndr. il riferimento era ad Antonio, primogenito della figlia Annamaria), che lo piangeva con tanta disperazione. Da quando aveva scoperto il piacere di andare in bici sognava di poter lavorare all’organizzazione di un torneo. Insieme avevano anche incontrato un assessore locale per capire se vi fosse la possibilità di promuoverlo. E’ morto prima di vedere realizzato il suo sogno. Ho voluto, quindi, lanciare la sua idea, affinchè non cadesse nel vuoto. Per come lo conoscevo, non posso credere che abbia assunto comportamenti tali da mettere a rischio la sua vita e l‘altrui”.
Ricordiamo che Ciro Antonio De Angelis è deceduto due anni fa all’ospedale di Maddaloni, dove era giunto in gravissime condizioni, a causa di un incidente, avvenuto a Santa Maria a Vico nel Casertano.
Poco dopo le 16 del 13 ottobre 2007, un quarantunenne casertano alla guida della sua vettura, l’investì ad un incrocio lungo una raffinatissima strada provinciale, già luogo di numerosi decessi da incidente. Ciro Antonio De Angelis, che era in sella alla sua bici, con testa e torace sfondò il parabrezza dell’auto, prima di rovinare in terra dopo un volo di una decina di metri. Trasportato in ospedale, dove giunse in come depassè, morì un paio d’ore più tardi. La sua salma fu riconsegnata alla famiglia il 17 ottobre 2007, per essere inumata, dopo cristiane esequie, nel cimitero di Mariglianella.
Non un giorno di carcere, fino ad ora, per il suo investitore. In corso, ancora un procedimento a suo carico per omicidio colposo, con la famiglia della vittima che vorrebbe non vendetta ma sicuramente giustizia, in un territorio, come quello casertano, ad alta incidenza criminale, ma anche fortemente condizionato da uno stato di omertà.
Ciro Antonio De Angelis era nato, l’8 dicembre 1946, a Saviano. Di professione insegnante, era un amante della filosofia. Sposato, divorziato e risposato, era padre di quattro figli e, ormai, nonno fiero di sei nipoti, a cui dopo la sua morte se ne è aggiunto un settimo. Spirito libero, prediligeva una vita all’aria aperta, a contatto con la natura. Amava in particolar modo i cani, a seguire i cavalli. Stonato come una campana, in compenso aveva buone doti da ballerino. Spesso ironizzava su un suo futuro da defunto, affermando cose del tipo: “Potrete fare di me quello che volete. Potete anche cremarmi. Quando uno è morto, è morto”. Ideologicamente e politicamente uomo dalla visione laica, riformista e progressista dello Stato, non lasciava trasparire la sua fede, ma ne aveva tanta, come è emerso dopo la morte. Sulla sua bicicletta aveva, come raccontano altri ciclisti, un’immagine di SS. Maria, Nostra Signora del Carpinello di Visciano, che egli stesso aveva raccontato essere la protettrice della categoria. Era devolto a Padre Pio, invocato nei momenti di fatica, di difficoltà e di malessere. Era devoto a San Francesco D’Assisi (per questo, un’icona è sulla sua tomba). Aveva una personalità complessa, estremamente sfaccettata, ma con semplicità e con umiltà sapeva ascoltare e confortare gli altri. Era un eterno ragazzino, ormai in un corpo da quarantenne, con un dato anagrafico da sessantenne. Era un uomo.
Aveva i pregi e i difetti, le gioie e le ansie, l’altruismo e l’egoismo, le potenzialità e i limiti di un uomo. Il suo più grande pregio, forse incompreso dai più, è stato la consapevolezza dell’essere uomo, per sua natura imperfetto. Alla continua ricerca della serenità e della felicità, tanti errori gli sono stati e gli sono imputati per le sue scelte da piccolo uomo, che da grande uomo non avrebbe, però, mai voluto coscientemente ferire gli altri, primi fra tutti quelli che gli erano più cari. Oggi che continua a vivere nel ricordo della gente, si potrebbe dire con lui che non è più solo mente, ma finalmente anima. In famiglia, più volte, ho sentito una storia che lo riguarda che parla di un ragazzino, inquieto ma anche tanto generoso, incapace di ignorare le difficoltà e le sofferenze altrui. Un giorno, il padre Carmine cercava in camera da letto dei vestiti nuovi. Non riusciva a trovarli. Ha scoperto, poi, che li aveva presi lui per darli ad un barbone, che aveva visto in strada. A quel punto, suo padre non aveva avuto il coraggio di rimproverarlo per la sua buona azione. Era un adolescente.
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