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Cronaca Redazione 04 marzo 2009 01:14 Circa 4 minuti per leggerlo stampa
1. Le misure contro il diritto di sciopero approvate dal Consiglio dei
Ministri, intendono legare le mani ai lavoratori dei servizi strategici per
impedirgli di incidere sulle soluzioni della crisi. Il governo non vuole
privare solamente i lavoratori dello strumento dell’astensione organizzata dal
lavoro ma vuole anche colpire le proteste come i blocchi stradali e ferroviari
che sono spesso lo strumento di lotta di chi il lavoro lo ho perso o lo sta
perdendo. I blocchi – come hanno ben spiegato per anni i piqueteros argentini – sono lo sciopero di chi non ha la possibilità di scioperare sul lavoro
2. La legge antisciopero avviene parallelamente allo stravolgimento della
contrattazione collettiva che punta a rendere completamente subalterno il
lavoro rispetto al capitale riducendo il più possibile gli elementi di unità
dei lavoratori, favorendone al contrario la frammentazione lavorativa e
contrattuale
3. Queste misure affiancano e convivono con i provvedimenti previsti dal
Pacchetto Sicurezza che attraverso la repressione e il razzismo di stato
alimentano fobie, prevaricazioni e razzismo “sociale”, creando così
continuamente capri espiatori sui quali scaricare le frustrazioni e la rabbia
delle classi subalterne sottoposte alla pressione della crisi e delle scelte
antipopolari del governo. Gli immigrati – anche quando sono lavoratori e
integrati nel nostro paese- sono ormai esposti e vulnerabili ad ogni campagna
di odio che viene scatenata per nascondere le responsabilità di banchieri,
imprenditori e ministri nel peggioramento complessivo delle condizioni di vita
dei lavoratori e dei settori popolari.
4. Nel nostro paese si va configurando con un ritmo di marcia crescente una
società fondata sulla lotta di classe dall’alto contro i lavoratori, la loro
storia e le loro organizzazioni. E’ una società conformata da un governo
reazionario e da una classe dominante che manifestano senza infingimenti il
loro odio di classe. Il buon senso vorrebbe che le classi subalterne rendessero
la pariglia dandosi una identità conseguente e gli strumenti di lotta per
opporvisi a tutto campo.
5. Nel nostro paese agiscono fin troppi facilitatori. Il PD, i sindacati
concertativi e le forze dell’opposizione parlamentare, in nome della
governabilità, del bipolarismo elettorale e della concertazione impediscono con
ogni mezzo la ricostruzione di una identità di classe di tutti i segmenti del
mondo del lavoro, di un punto di vista della realtà e dell’organizzazione
sociale consapevoli di doversi ormai misurare con l’odio di una classe
dominante follemente preoccupata dalla crisi del suo sistema ma soprattutto
dall’emancipazione che può scaturire da un conflitto sociale che sveli a tutti
la natura e le conseguenze della crisi stessa
6. I padroni, i banchieri, i loro uomini e donne nel governo e nel
parlamento, odiano i lavoratori e li considerano un ostacolo al loro ordine di
priorità. Per questo motivo devono demolirne tutti gli strumenti di
organizzazione e di emancipazione: dai sindacati di base al diritto di
sciopero, dalla contrattazione collettiva all’idea stessa del conflitto
sociale
7.In questi anni una classe dominante prosperata sulla rendita e i suoi
apparati politici e mediatici hanno agitato come una clava il tema della
legalità su ogni aspetto della vita sociale introducendo leggi inaccettabili da
ogni punto di vista.
I lavoratori e i democratici hanno oggi l’obbligo di opporre la giustizia a
questa legalità, di invocare la disobbedienza politica e sociale contro l’
ingiustizia, di contrapporre la dignità all’odio di classe evocato dal governo
e dai suoi sostenitori. Nei prossimi mesi si potranno ancora scrivere queste
cose su un volantino, un giornale o su un sito internet? Secondo il governo
potrà essere più possibile. Spetta a tutti noi tenere aperti questi spazi di
agibilità democratica sui luoghi di lavoro come nel resto della società. E’
tempo di resistenza globale.
Occorre produrre il massimo impegno in tutte le città per assicurare la
riuscita della manifestazione nazionale del 28 marzo convocata dai sindacati di
base su una piattaforma sociale e sindacale che pone al centro obiettivi
sociali e politici coerenti con una opzione anticapitalista contro la crisi e
per affrontare un governo fondato sull’odio di classe
la Rete dei Comunisti
Nello Di Palma
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