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Cronaca Redazione 23 giugno 2010 16:07 Circa 1 minuto per leggerlo stampa
POMIGLIANO D'ARCO - “Il tanto invocato plebiscito nel referendum non c’è stato: gran parte degli operai hanno ribadito un “no” convinto al piano Marchionne nonostante le pressioni subite prima, durante e dopo il voto e lo schieramento pressoché uniforme sia di quasi tutto il mondo politico, con la subalternità del Pdl e l’ambiguità del Pd, e del mondo sindacale, con la sola Fiom-Cgil ed il sindacalismo di base, a rivendicare i diritti dei lavoratori.
Mi chiedo cosa sarebbe accaduto con un referendum trasparente e senza i ricatti subiti in questi giorni dagli operai. La risposta a tale domanda dovranno darla le istituzioni mettendo fine ai “giochetti” della Fiat ed obbligando l’azienda a rispettare i diritti dei lavori ed a tener conto di tutti i benefici, sottoforma di incentivi e di milioni di euro, avuti in questi anni dallo Stato. L’azienda, proprio in virtù di questo, deve essere obbligata ad investire in maniera lungimirante sullo stabilimento di Pomigliano.
Questo clima di ricatto e di minaccia nei confronti degli operai Fiat rischia di far ripiombare non solo Pomigliano, ma tutto il Paese all’epoca pre-industriale, abolendo anni di lotte sociali e di diritti prima rivendicati e poi acquisiti sul campo. La garanzia dei diritti dei lavoratori è il primo passo verso un rilancio del polo industriale pomiglianese”.
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