19/04/2024
(172 utenti online)
Cronaca Loredana Monda 14 maggio 2011 22:43 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
MARIGLIANO – “Esistono i “giornalisti - giornalisti” e i “giornalisti – impiegati””. I primi sono quelli che danno fastidio, che cercano la verità, che perseguono lo scoop. I secondi sono quelli che si accontentano di stare seduti alla scrivania, per avere un contratto, una famiglia, un cane. Sostanzialmente questa la differenza tra le due categorie, di cui riferisce, a Giancarlo Siani, il suo caporedattore, in una scena del film “Fortapasc” di Marco Riso, sugli ultimi momenti di vita e di lavoro del giovane giornalista, assassinato, dalla camorra, la sera del 23 settembre 1985, a poco più di venti anni.
Giancarlo Siani – nonostante i discorsi e i suggerimenti del suo superiore – aveva già scelto a quale appartenere. Voleva essere un “giornalista – giornalista”. Ancora senza contratto, si è adoperato per amore di verità e di giustizia. La sua scelta si è scontrata, però, con gli equilibri e gli interessi, della malavita organizzata, che ha decretato la sua condanna. I mandanti dell’agguato sono stati condanni in tre gradi di giudizio. Forse, non sono solo le condanne a rendergli giustizia, ma la volontà sciale e giornalistica di continuare a ricordare chi era Giancarlo Siani e quale era il suo sogno, soprattutto in una realtà in cui aumentano “giornalisti – impiegati” e si è sempre più costretti a confrontarsi con l’informazione della massificazione e della mercificazione.
E il giovane, coraggioso “giornalista – giornalista” e il suo sogno sono stati riportati all’attenzione nel corso di una manifestazione organizzata dal Primo Circolo Didattico di Marigliano, nel Palazzetto Comunale, alla presenza, tra gli altri, del Sindaco Antonio Sodano e dei rappresentanti dell’Associazione “Giancarlo Siani”. La scuola elementare statale è stata, infatti, a lui intitolata. Rimarcando l’attualità della figura del giornalista ucciso ventisei anni fa, il dirigente scolastico Elisa De Luca ha fatto notare: “Siani era un giovane che aveva un sogno. Voleva fare il giornalista. Voleva un contratto di lavoro. Non era diverso dai nostri giovani. Non aveva aspirazioni diverse da quelle dei nostri giovani”.
Sono seguiti balli e brevi rappresentazioni dei ragazzi, con le quali oltre a riproporre ala passione giornalistica di Siani, sono state ricordare altre vittime di camorra. Sono tante le vittime di camorra, diverse per età, per sesso e per provenienza. Le accomuna il tragico destino, a volte accompagnati dall’ingiustizia e dall’ingiuria. Ascoltare un bambino che ad una vittima di camorra, Don Peppino Diana faceva dire: “Ah Giancarlo, non sai quanto volte mi hanno ucciso, facendomi più male di quei proiettili che mi sono stati sparati contro”, veniva in mente il senso di un racconto di Sant’Agostino: i pettegolezzi sugli altri sono come le piume di un volatile, una volta portare via dal vento e diffuse, si riprenderanno tutte con grande difficoltà. Il significato? Non sarà mai possibile rendere adeguatamente giustizia, a chi è stato danneggiato da menzogne su di lui.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright MARIGLIANO.net
Commenti