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Cronaca Redazione 09 novembre 2011 22:04 Circa 6 minuti per leggerlo stampa
SANT'ANASTASIA - Le tre famiglie erano di buon mattino lì ad aspettare, fuori la loro casa in via Canesca n. 117. Paura, preoccupazione, ansia e speranza sui volti e nelle parole:”Sono arrivati? Lo faranno davvero? Speriamo che non accada, perché da queste mura uscirà il nostro sangue!” Prisco Salvatore, Giuseppe ed Alberto, con i loro cari, sanno che la macchina per procedere all’abbattimento della loro palazzina di tre piani è pronta a procedere, mentre il loro avvocato è già in Procura per tentare di ottenere una sospensione al provvedimento conseguente la sentenza penale. Per loro è in vista lo sgombero, lo svuotamento degli appartamenti da mobili e quant’altro e l’abbattimento del manufatto. Tre famiglie dalla casa alla strada. E l’ora arriva: alle nove e trenta.
Macchine della Polizia Municipale, tre in tutto, con il Comandante Fabrizio Palladino e il suo personale, con l’assistente sociale Susanna Maine, con personale dell’ufficio Urbanistica, Carabinieri in numero considerevole e Vigili del Fuoco. Uno schieramento dovuto e costoso per la comunità. Niente scene di panico, anzi una grande dignità e disposizione al dialogo da parte dei Prisco, che hanno fiducia nel Sindaco e sanno che ha scritto al Procuratore. Cosa ha scritto non è loro noto, ma sapere che il primo cittadino difende “gli abusi di necessità, per garantire alla propria famiglia un tetto” apre la porta alla speranza. Subito una buona notizia per loro: tutto si ferma dinanzi al fatto che l’avvocato Abete Gioacchino è in Procura per cercare di ottenere una sospensione. Passa tutta la mattinata e nel primo pomeriggio la novità che era nell’aria: abbattimento sospeso, in attesa di conoscere la decisione della Procura.
Intanto è da sottolineare il contenuto della lettera del sindaco al Procuratore della Repubblica presso la Corte di Appello di Napoli, dott. Martusciello.
Carmine Esposito, come è noto, ha speso la campagna elettorale e questo primo anno e più della sua amministrazione contro una “zona rossa” che blocca lo sviluppo del territorio, andando controcorrente a difesa dell’edilizia “di necessità” – fermo restando la condanna e la lotta alla speculazione edilizia. In un paese praticamente stretto da vincoli di vario tipo, “non è possibile penalizzare quei cittadini che hanno compiuto piccoli abusi di necessità, ma, anzi si dovrebbe consentire l’abbattimento e la ricostruzione delle case antiche e fatiscenti, anche con un minimo di ampliamento” per renderle antisismiche ed in grado di affrontare le piogge di ceneri e lapilli in caso di eruzione del Vesuvio, posto che, come avvenute nelle eruzioni passate, il Monte Somma fa da scudo ai paesi vesuviani pedemontani, tra cui si trova Sant’Anastasia”.
Ed eccola la lettera del Sindaco, una lettera coraggiosa e ricca di spunti politico-amministrativi che dovrebbero quantomeno far riflettere.
Ill.mo Signor Procuratore,
Le scrivo per rappresentarLe il mio stato d’animo come amministratore e primo cittadino in ordine alle operazioni di abbattimento di immobili abusivi conseguenza di sentenze penali di condanna.
Ebbene la Giunta da me guidata, appena insediata, si è subito occupata del controllo dell’attività edilizia e della repressione dell’abusivismo edilizio come un obiettivo di interesse pubblico primario da perseguire in maniera efficace e determinata.
Abbiamo, perciò, contestualmente ad un’intensificazione dei controlli per prevenire e reprimere nuovi abusi, sollecitato gli uffici per individuare le procedure amministrative finalizzate alla definizione delle questioni pendenti prevedendo al demolizione, ovvero l’utilizzazione per fini pubblici degli immobili abusivi, coerentemente alla normativa in materia.
E così, anche con specifici atti di indirizzo della Giunta Comunale, si è delineato un vero e proprio percorso amministrativo puntuale e determinato per definire e porre rimedio non solo al fenomeno ma anche ai ritardi amministravi accumulatisi negli anni passati, frutto pure di una legislazione non sempre chiara e di una giurisprudenza oscillante. E così con delibera di G.M. n. 76 del 08/03/2011 l’Amministrazione nel porsi obiettivi di adeguamento progressivo della situazione di fatto a quella di diritto, si è imposta criteri di valutazione specificamente riportati in quell’atto, nel rispetto pedissequo delle normative vigenti e tenendo conto di provvedimenti giurisdizionali via via emanati.
Orbene, questo è uno sforzo non semplice per chi ha attenzione alle ricadute sociali di una simile attività amministrativa e, dunque, appresta ogni prudenza necessaria per coniugare atti di indubbio impatto collettivo con i principi di trasparenza, legalità e buon andamento della P.A. e, ancora, per armonizzare il ruolo di Sindaco e,perciò, di protagonista dell’interesse pubblico al corretto uso del territorio, con il ruolo di detentore di un potere di grazia o di ultimo difensore della città che, invece, i cittadini gli conferiscono.
Nella ricerca quotidiana di questo delicato equilibrio che – stia certo – ha come principale obiettivo il rispetto della legalità, si è inserito l’ordine proveniente da codesta Procura della Repubblica di eseguire “sentenze penali passate in giudicato” di abbattimenti di immobili nel territorio comunale. Si tratta di immobili ultimati da tempo ed abitati, prime residenze degli occupanti: immobili censiti come abusivi dai nostri uffici, che, pur non rientrando nella perimetrazione del Parco Nazionale del Vesuvio, sono sottoposti ai più generali vincoli paesaggistici per i quali l’atteggiamento dell’ Amministrazione era quello di cui agli atti di indirizzo innanzi menzionati.
Doverosamente, abbiamo attivato gli uffici, ottemperato ad ogni adempimento procedimentale, tanto da giungere agli ordini di sgombero e, proprio in questa settimana, è previsto l’inizio dei lavori di demolizione.
Eppure, questi ordini sono in totale contraddizione con la politica amministrativa che prima Le ho brevemente accennato: sconvolgono priorità e necessità che l’Amministrazione si era poste, introducendo nel mio territorio, per la prima volta, una disparità di trattamento che, ben lungi dall’ispirare un senso di legalità, produce solo una constatazione di ingiustizia e di prevaricazione.
Come spiegare perché vengono colpiti piccoli abusi di necessità abitativa in zone di inedificabilità relativa, invece che speculazioni o manufatti in zone protette come quelle rientranti nella perimetrazione del Parco?
E come spiegare la modificazione degli obiettivi amministrativi?
Non è facile dire “c’è una sentenza penale”! Perché per i cittadini, per la maggioranza delle persone, l’abbattimento è fatto dal Sindaco che, allora, li tratta diversamente da tutti gli altri, all’improvviso, senza una regola generale stabilita o, ancora, in violazione della regola generale che lo stesso Sindaco aveva posto.
Ecco, allora, il senso di questa mia nota: allertare l’istituzione da Ella guidata affinché vi sia condivisione con le assunzioni di responsabilità poste in essere dall’Amministrazione che mi onoro di presiedere e non — mi permetta l’uso del termine in senso medico - un miope o quantomeno unilaterale esercizio del potere repressivo dell’abusivismo, svincolato, nei fatti, dall’identica azione repressiva che l’Amministrazione sta producendo.
Mi rivolgo a Lei affinché voglia e possa adoperarsi, in spirito di grande collaborazione istituzionale, all’adozione di provvedimenti idonei alla sospensione degli ordini di esecuzione relativi ai signori:
- Terracciano Pasqualina, immobile sito in 5. Anastasia, via Largo Donnaregina n. 150:
- Prisco Salvatore, Giuseppe ed Alberto, immobile sito in 5. Anastasia alla via Canesca n. 117.
Confidando nella Sua saggezza e nella Sua disponibilità, in attesa di un urgente riscontro, Le porgo i miei ossequi.
Dalla Casa Comunale, 07 Novembre 2011
Il Sindaco
Dott. Carmine Esposito
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