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Cronaca Loredana Monda 17 febbraio 2012 21:50 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
L'autoambulanza arriva dopo un' ora e quindici minuti. Muore Vito Amato, stimato lavoratore dell'Istituto Manlio Rossi Doria di Marigliano.
MARIGLIANO - Tarda l'ambulanza. Ci scappa il morto. Scoppia la rabbia dei parenti. Volano schiaffi. Sono le 18:00 circa. Un uomo si sente male. E’ a terra, a casa sua. I familiari lo soccorrono. Si rendono conto che la situazione è critica. Capiscono che non può essere toccato. Necessità dell’intervento di specialisti.
Chiamano il 118 e chiedono l’intervento urgente di un’ambulanza. L’ospedale più vicino è Nola. Ma l’ambulanza è già fuori per un’altra emergenza. I parenti del cinquantasettenne Vito Amato, bidello amatissimo del “Rossi Doria”, vengono tranquillizzati. Appena libero un altro mezzo sarà inviato presso la loro abitazione in una tra le tante palazzine del quartiere di Pontecitra.
La situazione diventa, tuttavia, sempre più fibrillante. I suoi familiari sono sempre più preoccupati e comprensibilmente impazienti. Vorrebbero fare qualcosa per lui, ma non sanno cosa. Sono impotenti. Il figlio Sebastiano tenta disperatamente di tenere in vita il proprio padre con un massaggio cardiaco. Il tempo passa inesorabilmente. Si fanno le 19:00 circa. E’ trascorsa più di un’ora dalla telefonata al 118. La situazione precipita. Il cuore dell’uomo, un lavoratore, un padre di famiglia, smette di battere. Arresto cardiaco.
Quando non c’è più niente da fare, quel mezzo libero arriva. A bordo un medico e un infermiere costretti a fare i conti con la triste realtà. Costretti a fare i conti anche con la rabbia dei familiari del morto. Un’aggressione verbale per alcuni. Un’aggressione fisica per la dottoressa e l’infermiere. Lasciano lì sul pavimento il morto senza referto medico e se ne vanno. Raccontano, dopo, all’ospedale di Nola d’aver preso ceffoni e si fanno medicare: di pochi giorni la prognosi.
Arrivano i carabinieri di Marigliano, gli agenti di polizia municipale e anche gli agenti investigativi in borghese di Castello di Cisterna, che cominciano ad accertare l’accaduto. Viene chiamato il medico legale che deve stabilire le cause della morte. Arriva intorno alle 21:45. Dopo una scrupolosa visita, aggiorna degli eventi il magistrato di turno che, però, vuole vederci chiaro e dispone l’autopsia. La salma di Vito Amato alle ore 22:45, tra lo sconforto e il dolore dei familiari, è stata portata al 2° Policlinico per l'autopsia che deve stabilire se ci sono responsabilità nella sua morte.
Vito Amato lascia la moglie e i due figli, Sebastiano e Domenico. E' stata interrotta la vita tranquilla di una famiglia perbene. Si tratta di una famiglia, che vive in un contesto difficile, ma si nutre di onesto lavoro. Se il defunto aveva un "posto fisso" da bidello, sua moglie lavorava nel bar di un suo familiare a San Vitaliano. I due ragazzi lavorano in altri due bar di Marigliano. E sono tanti anche gli amici che piangono Amato. Lo descrivono come un uomo solare, simpatico e disponibile. "Era un bidello amato. Era amato dai colleghi. Era amato dagli alunni della scuola in cui lavorava. Saranno in tanti - dicono gli amici - a piangerlo e a sentire la sua mancanza".
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