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Cronaca Loredana Monda 09 marzo 2012 14:02 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
A Nola, il procedimento per rapina all'uomo che è stato assolto per l'omicidio del fratello
MARIGLIANO - Processo per rapina al cinquantunenne Antonio Sola ('o niro): concluso l’esame dei testimoni. Al Tribunale di Nola, la sentenza del collegio, presieduto dal giudice Capasso, potrebbe essere emessa a fine mese. Sin dall’inizio, l’imputato professa la sua innocenza. I fatti oggetto del procedimento, che vede nuovamente alla sbarra Antonio Sola - un tempo ritenuto dagli inquirenti vicino agli ambienti dell’ex clan Capasso - risalgono a due anni fa. Il 3 marzo 2010, il cinquantunenne era stato arrestato dai carabinieri della stazione di Marigliano, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, che era stata emessa il 25 febbraio 2010, dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Nola, che aveva accolto la richiesta del pubblico ministero della Procura della Repubblica di Nola, che aveva coordinato le indagini relative ad accadimenti che si erano verificati una decina di giorni prima.
L’uomo era stato fermato a Mariglianella, perché - dopo essere stato identificato con il sistema informatico web - lase, in uso alle forze di polizia - era stato ritenuto il responsabile di un’aggressione, finalizzata alla rapina, ai danni di un giovane, ora ventinovenne. La vittima aveva denunciato l’accaduto ai militari dell’Arma, ai quali aveva raccontato che l’11 febbraio 2010 era stato picchiato da Antonio Sola, tanto da aver riportato contusioni varie che i medici del pronto soccorso dell’ospedale “Santa Maria della Pietà” di Nola avevano giudicato guaribili in cinque giorni. Il giovane aveva denunciato gli erano, dunque, stati sottratti i trecento euro che aveva nel portafoglio. Antonio Sola era tornato, così, in carcere. Nello stesso periodo, l’uomo era ancora sotto processo per l’omicidio del fratello Alberto. Il suo germano era stato, infatti, ritrovato cadavere - l’11 novembre 2005 - nelle campagne al Ponte dei Cani di Lausdomini, a Marigliano. All’epoc, con una telefonata anonima alla centrale operativa dei carabinieri, era stata segnalata la presenza del corpo, accanto al quale era stato ritrovato un bigliettino - scritto in stampatello - che avrebbe potuto far pensare ad un suicidio. Il suo contenuto non faceva, tuttavia, propendere gli inquirenti verso tale pista: secondo loro si trattava, invece, di un omicidio.
All’epoca dei fatti, non era stata scartata neppure l’ipotesi di un delitto di camorra. Gli indizi raccolti e le dichiarazioni di tre persone (un uomo e una donna) avevano indotto gli inquirenti a ritenere il fratello del morto l’autore dell’omicidio. In pochi giorni, il cerchio di era chiuso intorno ad Antonio Sola, che - già ricercato per altra causa - si era costituito, presentandosi al carcere di Bellizzi Irpino (Av). Si era professato innocente per quel delitto, secondo l’impianto accusatorio a sfondo passionale. Nel corso del processo, il suo legale aveva chiesto, quindi, una serie di perizie tecniche. Alla fine, il cinquantunenne per l’omicidio del fratello ha incassato l’assoluzione. (Loredana Monda - Da Metroplis)
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