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Cronaca Redazione 01 giugno 2013 23:43 Circa 4 minuti per leggerlo stampa
NAPOLI - “ Bisogna smetterla con analisi semplicistiche e fuorvianti che vedono nel costo degli affitti l’elemento caratterizzante ed unico della grave crisi del terziario commerciale al Vomero – afferma Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari -. Certo sicuramente contribuisce anche questo elemento, tra i tanti. Ma bisogna fare anche delle distinzioni “.
“ Certamente il costo degli affitti può avere un’incidenza nella decisione di chiudere un esercizio della piccola distribuzione con locali in locazione – precisa Capodanno -, senza dimenticare però che la nascita, proprio nell’area collinare, di numerosi supermercati e discount nel comparto dell’alimentazione a partire dagli anni ‘80, negli anni passati ha tagliato le gambe a numerosi piccoli esercizi alimentari, per lo più a conduzione familiare “.
“ Non si comprende, poi, cosa possa entrarci il costo dell’affitto dei locali nella crisi della FNAC che ha portato alla chiusura di ben cinque rami d’azienda presenti in diverse città italiane, tra le quali quella napoletana, sita in via Luca Giordano, o in quella della ditta Eldo che prima che sulle saracinesche dell’esercizio nella galleria Vanvitelli comparisse la scritta “ Chiusura negozio per rinnovo locale “ aveva nei giorni precedenti, come raccontano le cronache, già chiuso il megastore di Mercogliano e il negozio di Pozzuoli, mentre altri punti vendita presenti in Campania potrebbero, ma il condizionale a questo punto è d’obbligo, seguire la stessa sorte “.
“ Ma cosa hanno fatto in questi anni la Regione Campania e gli Enti locali, Comune di Napoli, in testa per cercare di porre un argine alla scomparsa di tanti esercizi commerciali – chiede Capodanno -? Solo in questi giorni, quando oramai la crisi è di fatto irreversibile è stata presentata nella giunta regionale un disegno di legge sulle norme in materia di tutela della concorrenza nel settore della distribuzione commerciale, che dovrebbe tra l’altro tutelare i negozi di vicinato, molti dei quali sono già scomparsi per la presenza degli esercizi della grande distribuzione, sorti come funghi nel centro urbano, laddove invece andavano allocati solo nelle periferie. Una legge tardiva che peraltro non si sa neppure quando diventerà operativa, visto che ancora deve arrivare nell’aula consiliare per l’approvazione “.
“ Così come l’anno scorso è stata presentata, con ritardi di lustri rispetto ad altre regioni, una proposta di legge regionale per la tutela degli esercizi commerciali ed artigianali storici della Campania – ricorda Capodanno -, una legge che doveva essere discussa ed approvata in aula per entrare in vigore nel corrente anno e della quale non è avuta più alcuna notizia, forse sepolta in qualche cassetto o su qualche scrivania “.
“ Quanto al Comune di Napoli – prosegue Capodanno -, segnatamente al Vomero, l’aver chiuso negli anni scorsi al traffico veicolare alcuni tratti di strada di via Scarlatti e di via Luca Giordano, perché di questo si è trattato, senza creare neppure uno stallo di parcheggio pubblico a prezzi sociali, e senza che venisse incrementato il trasporto pubblico, anzi riducendolo pesantemente anche per le limitazioni imposte alla maggior parte dei mezzi su gomma dell’ANM dal divieto di transito sul ponte di via Cilea, che si protrae da oltre due anni, ha solo contributo ad far lievitare gli introiti dei gestori dei parcheggi privati con tariffe orarie da capogiro che negli ultimi tempi sono ulteriormente lievitate. Sicché la folta clientela che un tempo veniva al Vomero anche dai Comuni dell’hinterland per fare i propri acquisti oggi preferisce recarsi presso gli esercizi della grande distribuzione presenti nelle periferie, dove s’incontra meno traffico e vi è disponibilità di parcheggi gratuiti “.
“ Una serie di errori programmatici ed operativi, protrattisi per anni, che hanno contribuito in maniera determinante ad accelerare la crisi del settore commerciale al Vomero – conclude Capodanno -. Crisi, si badi bene, che potrebbe anche essere stata determinata da precise scelte politiche delle amministrazioni che si sono succedute negli ultimi lustri, senza però offrire una valida alternativa agli altrettanto gravi problemi della disoccupazione che attanagliano anche il quartiere collinare e che avrebbero potuto trovare una valida soluzione alternativa nel rilancio del settore turistico se, nel contempo, fossero state messe in campo le necessarie iniziative per la valorizzazione dell’acrocoro di San Martino e del museo Duca di Martina con la villa Floridiana, solo per citare i beni culturali ed ambientali più conosciuti “.
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