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Cronaca Redazione 10 marzo 2014 19:34 Circa 4 minuti per leggerlo stampa
MARIGLIANO - Padre Mario D’Alessandro nasce a San Vitaliano (NA) il 17.08.1924. Entra da bambino nell’ordine dei Frati Minori e proprio nel Convento di San Vito, dove, tranne gli anni della formazione e il decennio a Santa Chiara, vi resterà per quasi cinquant’anni, e dove fiducioso e sereno accoglierà sorella morte il 12.01.2001.
Nel Convento di San Vito ricopre nel corso del tempo tutti gli incarichi, in particolare maestro dei fratini da giovane, e poi guardiano, assistente spirituale Araldini, Gi.Fra e Terz’Ordine.
Colto, riservato. Seduto silenzioso sul bordo del chiostro o in piedi sorridente all’ingresso del convento, era il segno vivente della accogliente presenza francescana a Marigliano.
Per niente disposto ai compromessi, mai falso o verboso, ma testimone fedele e discreto di un cristianesimo realizzabile.
Era dotato di una intelligenza potente e viva, una logica attenta e senza pregiudizi che gli faceva analizzare i fatti della vita delle persone ed i fatti della storia con un realismo e con una modernità sorprendenti, specie se avvicinati alla sua figura così austera.
Padre Mario non possedeva nulla, era onestissimo; ubbidiente ai superiori anche quando, con riserbo non ne condivideva le scelte; se incrociava una donna abbigliata in modo appariscente, abbassava castamente lo sguardo; non amava i legami della politica, ma ricordava con affetto i grandi politici cattolici, fra tutti Giorgio La Pira.
Rigoroso ed esigente con se stesso e con gli altri, era a tratti burbero, ma poi improvviso sbocciava sul suo viso un bel sorriso schietto, non contraffatto, raro a trovarsi.
Il suo corpo esprimeva il tepore della sobrietà e la pace della preghiera, da lui vissute costantemente.
Mai uno sguardo ironico, mai un atteggiamento di sufficienza.
Freddoloso, di salute malferma fin da giovane, era al contrario saldo nello spirito come una roccia, e il suo cuore indiviso l’aveva tutto intero donato al Signore Iddio, militando nelle fila dell’ordine dei frati minori, primo frutto del Santo di Assisi.
Vero figlio di San Francesco, era innamorato del poverello di Assisi e di Lui amava raccontare gli episodi della vita, e lo faceva usando l’italiano vulgare del tempo; in particolare ripeteva spesso l’episodio della perfetta letizia, nel quale San Francesco spiega ai suoi frati in cosa consista, e quali ingiurie, disconoscimenti e legnate occorra subire per viverla e comprenderla, e nel dire questo il volto di Padre Mario, si illuminava, di gioia. In sostanza perfetta letizia come sequenza della vita: Illusione - delusione - accettazione operosa della realtà.
A chi gli chiedeva, sperando di scovare una crepa nella sua vocazione, se, avendo la possibilità di tornare indietro “si fosse fatto di nuovo monaco”, Padre Mario con tono fermo e gioioso, rispondeva prontamente “cento volte, mille volte mi rifarei frate“, e quando la domanda gli veniva ripetuta, rispondeva senz’esitazione sempre allo stesso modo, confondendo il malizioso interlocutore.
Aveva una parola diritta come una freccia, una parola chiara, benigna, incisiva. Nello spiegare il Vangelo durante la messa con la sua voce nitida e forte, così come nel confessionale, non era mai scontato e non faceva sconti. Una parola consegnata netta nel confessionale o scoccata potente dall’altare.
Analizzava la realtà con scrupolosità e coglieva degli aspetti della società che si stava trasformando, come ad esempio “quel benedetto no che non viene mai detto ai figli,” anticipo di quel “no pedagogico” che oggi gli educatori ritengono essenziale per una crescita equilibrata dei bambini.
Usciva di rado e malvolentieri dal Convento, perché quella era la sua casa, e lì, in quel centinaio di metri svolgeva il suo ministero, si dipanava ordinaria la sua vita e lì alimentava il suo tessuto di relazioni.
Padre Mario D’Alessandro appartiene a quella folta schiera di santi sacerdoti che attraversano i nostri conventi, operai silenziosi nella fabbrica di Cristo, uomini di Dio che hanno benedetto la fanciullezza e l’adolescenza di centinaia di migliaia di ragazzi che hanno incontrato ed educato alla vita.
Concludo con le parole stesse di Padre Mario. “ Possiamo e dobbiamo però cercare un maggior spirito di raccoglimento e di unione con Dio, sentire maggiormente e capire quanto egli ci ha amato. E’ un invito continuo ad andare incontro a Cristo che viene, ad accoglierlo con un cuore purificato dalla penitenza, docile alla voce dello spirito, pronto a ubbidire per poterlo seguire, come Francesco, nella più grande generosità e letizia”. Grazie Padre Mario
Vincenzo Pizza
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