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Cronaca Redazione 03 aprile 2014 00:30 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
La seconda squadra aggrega i fujenti di tutto il Mezzogiorno ed emoziona la città .
MARIGLIANO - Una fiumana di battenti invade le strade di Lausdomini. Sono arrivati a frotte da tutta la Campania, Puglia e Basilicata per onorare la seconda squadra dei fujenti, in occasione del suo cinquantenario. E' stata grandiosa la forza della fede popolare nel territorio cuore della diatriba tra folclore e chiesa , che con decreto fece addirittura ritirare le deleghe a ben due Associazioni di battenti aprendo un caso senza precedenti nella storia del pellegrinaggio. Migliaia di "vattienti" hanno invaso le strade di Lausdomini rimbalzando agli occhi di coloro che ancora storcono il naso facendo una grande confusione tra liturgia e religiosità popolare, tra istruzione e cultura.
I battenti fanno parte della cultura e della memoria e non del mondo dell'istruzione. Di quel certo tipo di istruzione che è abituata a guardare soltanto con occhi critici e a giudicare tutti quei fenomeni che nascono dal basso come qualcosa di volgare, da contaminare, abbattere se non addirittura da distruggere. Si legge l'emozione negli occhi del presidente, Giuseppe Faicchia, che ha ancora nel cuore le ferite degli affonti subiti. Non crede ai suoi occhi, Faicchia, che per l'occasione ha anche realizzato uno scenografico altarino che rievoca il peccato del calciatore di pallamaglio che di fronte alla sconfitta senza pietà colpì l'icona della Madonna dell'Arco. A ravvivare la contrada lausdominese uno scenario di luminarie che col calare della sera fa esplodere i colori della primavera risvegliando il culto e le coscienze. Ci sono, farfalle, fiori, angeli scintillanti: tutto quello che rende coreografico l'evento. Iniziano le funzioni: danzano i toselli di Marigliano, Acerra, Licignano, Bagnoli, Arzano, Cicciano con il capoparanza Gaetano Buonaurio. Danzano le bandiere di Andria, Basilicata, Puglia, Calabria, Aversa, Pozzuoli, villa di Briano e della vicina Brusciano. Si rende omaggio alla Vergine che vuole stare tra la gente e non nel chiuso delle chiese.
Su un palchetto il cavaliere Ciro De Luca, il decano dei segretari generali del santuario mariano di Madonna dell'Arco con una presidenza lunga 47 anni, dà il benvenuto. Saluta tutti i presenti ricordando il capostipite dei battenti della seconda squadra, don Ciccio Faicchia, famoso tra le Associazioni per i maestosi ceri che negli anni '70 accompagnavano la marcia dei fujenti. Ceri che tuttora fanno parte degli ex voto del museo anastasiano dimostrando la grande produzione artistica e la creatività che mette in moto questo pellegrinaggio in un mix di sacro e profano. E' la volta, poi, delle cantate a "fronna", che cercano di risvegliare nell'opinione pubblica la ribellione contro la criminalità e le ecomafie affrontando anche delicate tematiche come quelle della terra dei fuochi. Avanzano tra gli applausi scroscianti gli altarini della Vergine. Colpisce tra tutti un ex voto in memoria di una ragazza volata in cielo troppo presto a causa di un brutto male. Intanto la voce di un bambino invita con un "rap " a buttare via le pistole e a impegnarsi per la pace.
A fare da contorno mani strette, coppie abbracciate che si guardano negli occhi promettendosi eterno amore. Gente che piange perchè si aspetta una grazia e bambini che corrono, si ricorrono imitando danze e passi tipici della marcia dei fujenti. Un bambino vestito di blu che fa parte di una squadra di pescatori batte con forza dei bastoncini sulle panchine di piazza Valentino liberando vibranti suoni. Nell'aria l'odore dello zucchero filato e dei palloncini dei personaggi fantastici più in voga tra i bambini mentre in cielo si innalza lo spettacolo di fuochi pirotecnici. "Maronna tnitrcr 'a fede". D'altronde la festa della Madonna dell'Arco è da secoli così e non la si può cambiare. I battenti non vanno osservati dalla finestra, bisogna scendere tra loro e osservarli senza schemi o pregiudizi. Non bisogna per forza essere antropologi per non giudicare e amarli .
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