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Cronaca Redazione 05 aprile 2014 22:23 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
Lavoratori Fiat in cig scrivono a Elkann e a Marchionne
NOLA - I lavoratori del reparto logistico di Nola della Fiat scrivono a Elkann e a Marchionne per chiedere i contratti di solidarietà. I lavoratori, che stanno raccogliendo firme ed adesioni tra i colleghi, chiedono di tornare a Pomigliano dopo quasi cinque anni di cig a Nola. Per loro, infatti, il prossimo luglio scadrà la cassa integrazione.
Questa la lettera aperta scritta al presidente della Fiat e all'amministratore delegato del Lingotto:
"Noi vogliamo lavorare sappiamo fare bene le automobili, come abbiamo sempre fatto, e vorremmo continuare a farne. Il lavoro, nel rispetto dei nostri diritti, non ci ha mai fatto paura. Di questo viviamo, e non possiamo permetterci di perderlo, per questo vi chiediamo di rientrare a Pomigliano.
Oggi dopo l'accordo siglato tra Fiat e organizzazioni sindacali con il ricorso ai contratti di solidarietà per 1948 lavoratori di Pomigliano, che ignora completamente i 316 lavoratori emarginati a Nola, perplessità e timori sono predominanti".
Nella lettera aperta, i lavoratori ricordano che dal loro trasferimento forzato al polo logistico di Nola, hanno atteso invano che si realizzasse quel grande sogno di integrazione industriale e culturale che era stato promesso. Gli operai ricordano, inoltre, che il reparto di Nola era stato creato per costituire un polo di eccellenza che servisse principalmente gli stabilimenti di Pomigliano, Cassino e Melfi.
"Tutto ciò non si è mai verificato – dichiarano concludendo - anzi, tutti gli stabilimenti menzionati sono forniti di un proprio polo logistico indipendente da noi. A Nola in questi anni non si è mai svolta una vera lavorazione Logistica, ma semplicemente piccole operazioni che non hanno avuto nulla a che fare con la reale produzione degli stabilimenti. Ora non si capisce il perché noi lavoratori siamo attualmente ignorati e posti forzosamente fuori dallo stabilimento, ciò amplia i dubbi su una eventuale discriminazione nei confronti dei lavoratori delocalizzati a Nola".
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