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Cronaca Redazione 03 luglio 2014 23:53 Circa 4 minuti per leggerlo stampa
CASALNUOVO- Un grido disperato di aiuto arriva da Casalnuovo. A inviarlo è il signor Carlo Iovino, che, dice, sta combattendo una battaglia di civiltà da vent’anni.
“ Sono il primogenito di una famiglia di napoletani, vittime di malagiustizia con gravi responsabilità delle istituzioni, tutte provate da documenti, pubblicamente disponibili nel sito diritti violati .
Abbiamo comprato una casa 20 anni fa in Casalnuovo di Napoli, era abusiva, producendo documenti falsi e con l'appoggio di istituzioni, ci hanno fatto perdere l'arbitrato, il primo grado, il secondo grado. Abbiamo vinto in Cassazione il 2011 che ha chiesto la riapertura dei processi ma ancora oggi non vogliono attivarsi poiché ci sono troppe responsabilità da parte di chi ricopre il ruolo di controllore (magistrati, avvocati, etc.). Significativo è il documento del Comune di Casalnuovo di Napoli di Dichiarazione di Abbattimento o di acquisizione al Patrimonio del Comune. Emesso e mai attuato finora.
Altrettanto significativi gli interventi della Regione, che non hanno trovato riscontro dal Comune di Casalnuovo di Napoli.
Vi prego di fare riferimento al sito, abbiamo provato a strutturarlo per dare tutte le informazioni.
Accedete alla sezione "risultati raggiunti" dove troverete in modo chiaro i due punti di cui sopra e anche altro.
Il paradosso è:
1. abbiamo denunciato l'abusivismo
2. ci hanno fatto perdere tutte le cause fino alla Cassazione
3. la cassazione ha riconosciuto tutti i nostri motivi (potrà trovare online anche la sentenza)
4. il comune ha riconosciuto l'abusivismo dell'intero parco di 135 appartamenti
5. abbiamo perso la casa, i soldi e dopo 20 anni siamo ancora a doverci difendere da avvocati e magistrati che non vogliono fare il loro dovere - dato che essendo stata emessa la sentenza al punto 3 ed avendo il comune riconosciuto l'abusivismo (al punto 4)... ci vuole poco.
Questa vicenda è cominciata quando ci siamo recati in buona fede a sottoscrivere un preliminare di acquisto di una casa presso la S.P.A. Del Vecchio Costruzioni in Napoli, Corso Vittorio Emanuele 130, versando 70 milioni di lire di caparra convinti all'acquisto da una situazione apparentemente regolare e dal fatto che proprietari dei suoli sui quali si stava edificando e della concessione edilizia era una Confraternita sotto il Controllo della Curia di Napoli.
Dopo 10 mesi versammo un acconto prezzo di 17.500.000 lire oltre IVA al 4% e il 16.12.1994, con il capocantiere arrestato per camorra, ottenuta la consegna "materiale" dell'immobile, fummo costretti a rincorrere la società perchè l'appartamento e il complesso immobiliare del quale faceva parte era stato concluso con pessime rifiniture.
il 16.11.1995, rinviato il rogito presso il notaio Nicola Capuano (Napoli, via Depretis n. 5) per avere prima garanzie sulla regolarità di un condono che ci era stato comunicato solo allora, dopo aver compreso di essere vittime di una truffa della quale però non riuscivamo a capirne l'estensione e la gravità, dovemmo convenire in giudizio la società per riavere i nostri soldi e i risarcimenti, ottenendo invece solo rifiuti e minacce di estorsioni, anche durante i giudizi, con inviti a intestare l'immobile com'era.
Male instradati dal nostro primo legale, invece di chiedere l'annullamento del preliminare e denunciare la truffa ci facemmo convincere ad adire un Arbitrato, dal quale cominciammo a rimanere invischiati nella tela di ragno della malagiustizia, che ci ha avvolto sempre più durante il primo grado e l'appello, nel quale abbiamo subito frodi paradossali e violenze enormi, tra l'altro pagate profumatamente.
Oggi incarniamo il paradosso che, pur essendo gli unici ad aver denunciato la truffa con tutte le ragioni e i documenti dalla nostra parte, con in ns favore la Cassazione Civile e l'ordinanza di abbattimento dell'intero complesso di 288 unità immobiliari, siamo l'unica famiglia ad aver perso i soldi iniziali, a essere stati cacciati dalla casa il 7 settembre del 2004 dalla "forza pubblica" e obbligati da una sentenza ingiusta quanto inveritiera a riconsocere ai nostri estorsori un risarcimento già in partenza, 13.01.2004 (sentenza n. 309 Trib.le di Napoli emessa IN NOME DEL POPOLO ITALIANO) di 30.367,67 euro, oltre interessi legali fino all'effettivo pagamento. La nostra vera, unica colpa? Mettevamo a rischio una truffa miliardaria di colletti bianchi oramai andata in porto contro noi privati e l'Amministrazione Pubblica locale. Non sappiamo più che fare, pensi quanto tempo abbiamo speso e stiamo spendendo tuttora nella realizzazzione addirittura di un intero sito con digitalizzazione di tutte le informazioni chiave".
Saluti,
Carlo Iovino
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