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Cronaca Redazione 07 agosto 2014 08:15 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
BRUSCIANO - "Nella luce del Signore Risorto, confortati come i discepoli dal preludio pasquale della Trasfigurazione, salutiamo Gianluca che, "caduto anche lui con la faccia a terra", ha incontrato Gesù che gli ha detto: "alzati e non temere"... Siamo certi che anche questo ragazzo di 35 anni, come gli apostoli sul monte Tabor, non ha visto più nessuno "se non Gesù solo" (Mt 17, 1-9) e dunque ora ha tutto e tutti.
Grazie al potere della liturgia anche noi come i quattro discepoli abbiamo intravisto quel Dove e quel Come in cui ora abita Gianluca. Preghiamo e sosteniamo la famiglia... Il Risorto ha vinto la morte, ci ha "vendicati" Lui... A noi la luce per accogliere questa salvezza e capire che il responsabile non sempre é un colpevole". E’ toccato a don Salvatore Purcaro il triste compito di trovare le parole giuste per mettere a tacere il risentimento della comunità nei riguardi del giovane ventenne che domenica pomeriggio a bordo del suo Suv lanciato ad alta velocità ha provocato il terribile impatto in cui ha perso la vita il 35enne Gianluca Tranchese .
La vittima era alla guida di un altro Suv ed era insieme a sua moglie Viviana e al figlioletto: si era appena immesso sulla centralissima via Camillo Cucca quando è avvenuto lo schianto mortale. Una tragedia troppo grande per darle un senso. A Brusciano sono in tanti a chiedersi come si potesse guidare da sprovveduto nel centro urbano senza attenersi ai limiti di velocità. Quella di Gianluca era una morte che si poteva evitare .
“Vi prego. Distinguiamo per credere. Non maturiamo sentimenti di vendetta. Non dite che ora Gianluca è un angelo. Non fate apparire Dio come una persona cattiva che sottrae i buoni agli affetti dei propri cari. Gesù interviene solo per mettere le pezze laddove l’uomo provoca degli strappi. Ai giovani voglio dire di non abbandonarsi ai sentimenti di onnipotenza e di sentirsi qualcuno per quello che hanno e non per quello che sono".
Don Salvatore non condanna, ma allo stesso tempo invita i presenti ad avere rispetto della vita. A benedire la salma è stato il nunzio apostolico, monsignore Luigi Travagliano. “Ora Gianluca è consegnato all’eternità”. Intorno un dolore composto e centinaia di occhi affranti dalle lacrime. La chiesa di San Sebastiano Martire è gremita. In prima fila c’è la giovane moglie Viviana, le sorelle, la mamma e i suoceri Franco e Annamaria Russo sconvolti per l’accaduto.
Gianluca appena un attimo prima della tragedia era con tutta la sua famiglia, proprio a casa dei suoceri, giusto il tempo di salutarli e di trovare la morte proprio sotto la loro casa nei pressi della Banca del Credito Popolare. “Mi rifiuto di credere che doveva capitare, ma se crediamo in Dio dobbiamo avere pietà”. Intanto la bara lascia la chiesa tra gli applausi scroscianti della gente e gli abbracci della moglie e delle sorelle.
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