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Cronaca Redazione 22 giugno 2016 00:21 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
MARIGLIANO - Rubano un camion e poi lo occultano nelle campagne mariglianesi per asportarvi tutti i pezzi di ricambio e piazzarli sul mercato della ricettazione. La carcassa poi l’hanno data alle fiamme per eliminare ogni prova. Doveva essere tutto perfetto. Ma così non è stato.
Sono stati sorpresi dal maresciallo Raffaele Di Donato e dai suoi uomini, nel corso dei controlli notturni atti a porre un argine allo sversamento dei rifiuti nella campagne di Marigliano. Ai domiciliari con l’accusa in concorso, di danneggiamento a seguito di incendio, ricettazione e detenzione abusiva di armi sono finiti due 50 enni, Aniello Di Capua, di Avellino ma residente a Marigliano, e Ciro Perrotta, pastore bruscianese, già noto alle forze dell’ordine, e figlio di Angelo Perrotta che fu il primo a far emergere il problema delle pecore alla diossina.
Il camion era stato rubato nel pomeriggio in una zona periferica tra Brusciano e Castello di Cisterna. Un 67enne di Avellino, già noto alle forze dell’ordine, lo aveva parcheggiato e al ritorno non lo aveva più trovato. Il mezzo era stato trafugato e trasferito in via Sentino, una zona di prostitute, malfattori e anche immondezzaio di rifiuti tossici.
Una periferia che fa paura anche di giorno, figuriamoci di sera. I due pratici del luogo e non affatto paurosi, alle 23, infatti, hanno dato fuoco al camion. I carabinieri, però, li hanno sorpresi con la tanica di benzina e nel giro di poco sono riusciti anche a chiudere il cerchio delle indagini. Addirittura in un terreno nella loro disponibilità nel corso di una perquisizione sono stati rinvenuti e sequestrati anche un fucile calibro 16 a canne mozze e con il calcio ridotto (detenuto illegalmente) nonché una pistola a salve privata del tappo rosso.
Un’ operazione in linea con l’azione di contrasto alla criminalità, che il maresciallo Raffaele Di Donato sta effettuando a 360 gradi sul territorio comunale facendosi carico anche delle ronde notturne. La task force annunciata in più di un’occasione dalle varie forze politiche non è mai decollata. Gli inquirenti non escludono, comunque, che i due pastori abbiano dato fuoco al camion per cancellare reati collegati alla loro attività di imprenditori di pastorizia.
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