19/03/2024
(122 utenti online)
Cronaca Sanità Maria Capasso 24 ottobre 2017 21:14 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
MARIGLIANO. Arrivano le condanne per gli estorsori dell’imprenditore delle slot machine Pasquale Ciappa. Luigi Esposito alias “ 'O Sciamarro”, presunto boss del gruppo di appartenenti all'ex clan Castaldo Sapio dovrà scontare 4 anni e sei mesi di reclusione. Quattro anni, invece, per Salvatore Pasquale Esposito, “’O Sciamarretto”, nipote del boss e suo uomo di fiducia. I fratelli Giovanni Castaldo detto 'o luong, pezzo da novanta dell'ex clan Castaldo e Rosario Castaldo, tutti appartenenti al clan emergente di Sciamarro, dovranno invece scontare rispettivamente 5 anni e 4 mesi e 2 anni e 8 mesi.
Il coraggio di Ciappa e il sostegno dell’Arma dei carabinieri hanno posto fine ad un giro criminale che agiva intimorendo forte dell’appartenenza al clan di riferimento. Altre condanne potrebbero profilarsi nei prossimi giorni per altri affiliati ai clan contrapposti perché Pasquale Ciappa di tangenti ne ha dovuto pagare a più di uno dei clan che si contendono gli affari illeciti della zona.
Piegatosi per circa 15 anni , per paura di ritorsioni sulla propria famiglia, alla fine non ce l’ha fatta più. A raccogliere le sue denunce furono il maresciallo Raffaele Di Donato e il capitano Tommaso Angelone. Ciappa svelò tutti i particolari delle vessazioni subite. Gli uomini del pizzo bussarono alla sua porta per la prima volta nel 2003 e gli imposero un pagamento mensile di mille euro. Poi le richieste si moltiplicarono , arrivarono anche altri sanguisuga. In 14 anni l’imprenditore ha pagato circa 400mila euro di estorsioni.
Una cifra enorme e un prezzo sul piano umano veramente alto se si considerano le minacce, le violenze e la disumanità, Ciappa non fu risparmiato neanche nel delicato periodo in cui la moglie si ammalò di un brutto male che la portò poi alla morte. L’accudiva giorno e notte e intanto i signori del pizzo gli chiesero tangenti esosissime di ventimila euro. Una richiesta che non poteva onorare. “Non ci interessano i problemi di salute di tua moglie, paga”, e Ciappa versava quello che poteva.
Ma i 2.500 euro che intascarono in quel momento non furono sufficienti ad acquietare gli animi famelici. Arrivarono le rapine a raffica nella sala giochi di Mariglianella e addirittura l’incendio alla caffetteria gestita dalla sorella. Poi dopo la morte della moglie Ciappa fu arrestato e durante i mesi di carcere, i vari clan continuarono a pretendere il pizzo riversandosi sulla madre ultra 70enne .
Quando fu scarcerato e posto ai domiciliari, gli uomini del pizzo tornarono più insistenti che mai. “ Luigi Sciamarro, -afferma Ciappa- pretendeva addirittura gli arretrati”. La svolta arrivò grazie alle dichiarazioni del pentito Lello Aurelio che fece anche il suo nome sulle estorsioni subite. Ciappa fu sentito più volte come persona informata sui fatti. Alla fine esausto crollò e decise di rompere il silenzio e di dire basta.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright MARIGLIANO.net
Commenti