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Cronaca Sanità Maria Capasso 14 marzo 2018 22:34 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
Via libera alla demolizione dell'antico palazzo in stile Liberty "Spizuoco-Attena" di corso Vittorio Emanuele. I cittadini gridano allo scandalo:"Basta con gli scempi. Non ne possiamo più del mattone selvaggio. Varate le regole".
MARIGLIANO - Procede con tracotanza il cemento nel centro storico. E' iniziata la demolizione di un altro palazzo antico della nobile famiglia Attena , dopo quello raso al suolo su corso Umberto I. Le ruspe stanno polverizzando l’ultima testimonianza di architettura Liberty su corso Vittorio Emanuele, sede per anni dello sportello antidroga “Tartaruga”.Si tratta del palazzo Spizuoco-Attena.
Esplode la rabbia popolare. Ci va giù duro, un cittadino, su facebook”: “Negli ultimi 30 anni le varie amministrazioni comunali hanno pensato solo a distruggere la storia di Marigliano invece di rivalutarla. Non ci sono parole”.
Si va avanti con uno strumento urbanistico vecchio e datato, risalente al 1990 che non prevede una riqualificazione organica e un argine ai vistosi aumenti di volumetria previsti dal Piano Casa regionale. La materia urbanistica locale è assente. Il dibattito si accende sulla questione Puc e Pua che non riescono a decollare in questa città dove non si trova un’intesa sull’assetto del territorio e intanto va vanti la deregulation a favore del cemento.
La consigliere di Fi, Filomena Iovine, tenta un salvataggio in extremis presentando un’interrogazione alla giunta di centrosinistra di Antonio Carpino e al presidente del consiglio comunale Vito Lombardi. “Sospendete tutti i permessi a costruire di abbattimenti e ristrutturazioni su immobili che hanno oltre 70 anni. Basta con la guerra ai palazzi antichi. Sotto il peso di incerte interpretazioni di leggi deroga muore la nostra storia. Tanti sono stati gli slogan sulla cultura e l’identità sbandierati in campagna elettorale”.
Ma è troppo tardi, le ruspe hanno già fatto piazza pulita di tre quarti del palazzo. Pronta la replica del primo cittadino Antonio Carpino: ”Non ne ho colpa. Se vogliamo ad ogni costo trovare un responsabile io indicherei il consiglio comunale che nel 2010 non pose alcuna limitazione all’applicazione del Piano Casa. Oggi non è più possibile farlo”.
Il problema politico però resta: niente regole urbanistiche. La mappa dei palazzi antichi demoliti è vasta e il fenomeno senza argini non si arresta. A Marigliano sono andati giù con la stessa metodologia senza che la Soprintendenza abbia trovato collaborazione in città numerosi palazzi antichi. Il bollettino è da guerra.
I più clamorosi abbattimenti sono quelli dei palazzi Letizia, Bonazzi di Sannicandro, Di Pinto, Quattrocchi, Montagna, la Commenda dei Cavalieri di Malta, villa Attena, le fabbriche di Ghiaccio e le case Catalane a Lausdomini. Un triste elenco che potrebbe continuare all’infinito; lo scempio in questa città è vasto. La mano pubblica non riesce a governare l’urbanistica con leggi: prevale solo la logica del profitto.
D'altra parte l’urbanistica neoliberista ha smarrito la responsabilità sociale e il problema accomuna destra e sinistra. In tanti anni si sarebbero potute stralciare almeno le regole per le zone storiche della città, le cosiddette zone A, adottando un piano particolareggiato per i centri storici con relative norme di attuazione in attesa del Puc atto a contemplare l’intera materia sul territorio. Non è bastata l'indignazione scattata in seguito all'abbattimento dell'altra villa Attena su corso Umberto I.
Si replica. I palazzi storici a Marigliano sono alla mercè di cementificatori che vanno alla ricerca di palazzi antichi con giardini per ricavare quanta più possibile cubatura edificabile. Addio palazzo Spizuoco-Attena resterai solo un ricordo immortalato nelle cartoline d'epoca e nel sacco dello scempio che si sta perpetrando.
Dai balconi vicinori la gente fotografa e filma, ma i cementificatori sono in una botte di ferro. Le leggi non esistono, o meglio non vengono definite in città. A Marigliano regna una vera maledizione nel settore dei beni culturali. Tutti si sciacquano la bocca, ma poche sono le azioni concrete.
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