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Cronaca Sanità Maria Capasso 27 marzo 2018 23:27 Circa 4 minuti per leggerlo stampa
Che fine ha fatto il piano di recupero e valorizzazione dell'architetto Serpico approvato nel 2006? Da allora neanche una carta del colore è stata definita per il centro storico. Da Miano a Moccia: il prg è ancora al palo
MARIGLIANO - Resta chiuso nel cassetto il piano di recupero e valorizzazione del centro storico. E’ stato approvato 12 anni fa in Consiglio Comunale, ma non è mai stato applicato. Prevedeva anche la tutela e la salvaguardia dei palazzi demoliti nell’ultimo decennio. E’ il piano redatto dall’architetto Nino Serpico che intendeva porre un argine alla squallida cementificazione selvaggia con cui si sta completamente cancellando la memoria della città. Anche palazzo Spizuoco-Attena era tra i beni da preservare. Ma proprio in questi giorni l’insensibilità per l’ennesima volta ha avuto il sopravvento.
Non si è fatto tesoro delle clamorose demolizioni avvenute in passato che tanto hanno devastato il cuore della memoria. Direte restano le cartoline e le foto: che peccato però. Un centro culturale? Ma no, non ne abbiamo bisogno. Una casa del libro con la scritta biblioteca comunale atta a custodire i testi antichi che in passato abbiamo spedito a San Vito? Ma no, c’è già tutto a Marigliano. E una scuola dell’infanzia nella villa Attena che aveva un giardino spettacolare? Roba per arretrati. E se avessimo dato una sede antica al liceo artistico? Ma no, non siamo mica a Ravenna o in una città di turismo.
Eppure l’architetto Serpico avrebbe voluto dare una dignità a questa città. Era il 2006 quando veniva redatto e offerto al Comune il piano che aveva stilato mettendo tutti con le spalle al muro. La Regione allora offriva contributi per catalogare e valorizzare i centri storici. Si prevedeva anche la carta del colore con cui finalmente si sarebbero stabilite regole nel panorama kitsch, che caratterizza il centro storico.
Si era nel pieno delle devastazioni urbanistiche che continuano ad imperare con tracotanza a Marigliano. Quel piano fu approvato, depositato al Comune, ma non divenne mai operativo. Cadde il silenzio, finì nel dimenticatoio e le bande del cemento continuarono e ancora continuano ad avere campo libero facendo man bassa di tutti i palazzi antichi con ampi giardini.
Grazie anche agli aumenti di volumetria previsti dal piano casa e ad un Pua che non ha posto nessun veto, il cemento procede impetuoso riducendo in polvere l’architettura dei luoghi. Il Piano Urbanistico mariglianese è fermo al 1990: in pratica deregulation per le imprese edilizie che hanno riversato i loro appetiti famelici sui palazzi mariglianesi che insistono su corso Vittorio Emanuele e corso Umberto I.
A rischio anche un antico caseggiato nel rione Pontecitra. Un altro che pure potrebbe venire giù si trova alla fine di via Giannone. Non esistono vincoli che ne impediscono l’abbattimento. Attenzione però nei giorni scorsi al palazzo di città è arrivato un pool ispettivo della Soprintendenza con in mano un’antica pianta settecentesca della città.
Qui nella terra delle clamorose demolizioni l’elenco dei palazzi antichi abbattuti aumenta sempre più. Da palazzo Di Pinto, al palazzo della Commenda. Dalla demolizione bis dei palazzi Attena, prima di corso Umberto e poi di corso Vittorio Emanuele al palazzo Letizia. E ancora la masseria a via Dante: Marigliano sta completamente assistendo inerme alla devastazione delle propria memoria. In tanti si chiedono se esiste un codice etico per i tecnici? Ù
Possono architetti investiti in importanti progetti di recupero essere incaricati anche in quelli che prevedono l’abbattimento di storici palazzi? Risposta: certo che sì. La legge localmente non pone freni e paradossalmente com’è la situazione attuale si potrebbe anche costruire sul palazzo comunale. E il piano di valorizzazione firmato Serpico? Affossato. E il prg? Storia travagliata che finora ha solo comportato lauti compensi per gli insigni urbanisti: dal piano Miano a quello Moccia scollegato dal tessuto sociale. E i palazzi antichi? Chi se ne frega, fra poco ne verranno giù altri. E l’opinione pubblica? Si dividerà.
C’è chi rimpiangerà la memoria dalla tastiera e chi invece applaudirà perché finalmente al posto del degrado nascerà una mega lottizzazione in stile lucente e moderno scopiazzata un poco qua e un poco là. Spazio all’accozzaglia di tecniche e se ci metteranno pure qualche alberello non di macchia mediterranea saremo pure contenti. Il vecchio a che serve? Vuoi mettere il dio denaro della cementificazione con quattro pietre insignificanti provenienti dal passato? Il cemento è il cemento. La storia al suo cospetto non è niente.
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