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Cronaca Sanità Maria Capasso 26 giugno 2018 19:11 Circa 1 minuto per leggerlo stampa
Assurdo far passare l’idea che tentare di uccidere un minorenne sia una ‘bravata’
"Tentare di uccidere un minorenne non è una bravata". Ad affermarlo è Borrelli di fronte alla scarcerazione dei minorenni della baby gang di Chiaiano. I silenzi sono complici.
“La piena libertà concessa ai due minorenni che avevano assistito e non partecipato al pestaggio di Gaetano nei pressi della stazione della metropolitana di Chiaiano non sia un viatico per concederla anche a coloro che hanno invece picchiato con violenza il minorenne”. E' assurdo che la vittima, Gaetano, debba incontrarsi faccia a faccia con quelli che hanno indirettamente partecipato al suo pestaggio.
Lo ha detto il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, componente della Commissione politiche sociali, per il quale “pur comprendendo le ragioni della decisione, in linea con le leggi esistenti, è davvero difficile accettare l’idea che Gaetano possa trovarsi faccia a faccia con chi ha assistito al suo pestaggio e, tra qualche settimana, addirittura con chi l’ha picchiato senza alcuna pietà”.
“I responsabili di reati del genere andrebbero allontanati dai luoghi in cui li hanno commessi e anche dalle loro famiglie qualora si accerti che non sono state capaci di educare i minori” ha aggiunto Borrelli per il quale “se si pensa solo al recupero e non alla giusta punizione si dà l’idea che picchiare, fino quasi a ucciderlo, un ragazzino sia una ‘bravata’ per cui basta chiedere scusa e non avere altre conseguenze se non qualche mese in comunità protette e l’obbligo di frequentare corsi o cose del genere”.
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