
Giuseppe Lombardi
La DIA di Bologna, in esecuzione di un provvedimento emesso dal GIP di Ravenna, ha sequestrato il patrimonio dell’imprenditore vitivinicolo ravennate MELANDRI Vincenzo , stimato in oltre 50 milioni di euro.
Il MELANDRI, noto come “il re del vino”, venne coinvolto, nel 2012, nell’operazione “BACCUS” della DDA di Bari, a seguito della quale la Corte d’Appello emise nei suoi confronti una condanna a 4 anni di reclusione per reati associativi finalizzati alla truffa aggravata ed ai reati fiscali.
Nel dicembre del 2017 è stato invece arrestato dalla DIA di Bologna nell’ambito dell’operazione “MALAVIGNA”, poiché ritenuto referente di un gruppo criminale specializzato nel riciclaggio di ingenti capitali di provenienza illecita e nelle frodi fiscali, perpetrate mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Tra i soggetti coinvolti in questa indagine, oltre al MELANDRI (che risulta tuttora detenuto), figurano anche i cerignolani TERLIZZI Gerardo, fratello del più noto Giuseppe, reggente dell’ex-clan Piarrulli-Ferraro, e i fratelli Pietro e Giuseppe ERRICO, anch’essi pregiudicati vicini al citato clan (operante nella provincia di Foggia), nonché BASSI Roberta, compagna e socia in affari del MELANDRI, D’APOLITO Rosa di Monte Sant’Angelo (FG) e DIPALO Ruggiero di Cerignola (FG), stabilmente al servizio dell’associazione e delle sue esigenze operative.
Nell’ambito della suddetta operazione erano stati anche eseguiti provvedimenti di sequestro su beni e liquidità per un valore complessivo stimato in oltre 20 milioni di euro.
Le recenti indagini patrimoniali svolte dalla DIA, sulla copiosa documentazione societaria e bancaria rinvenuta nel corso di tale attività, hanno permesso di ricostruire, nella sua interezza, l’ingente patrimonio del MELANDRI e della compagna BASSI Roberta, risultato nettamente sproporzionato rispetto alla sua capacità reddituale.
Ciò ha consentito di pervenire al sequestro di compendi aziendali e partecipazioni societarie, di 185 beni immobili (ubicati nelle provincie di Ravenna, Forlì e Brescia) costituiti da fabbricati e terreni, di beni mobili registrati (tra cui 4 auto d’epoca), di diponibilità finanziarie depositate in Italia e nella Repubblica di San Marino per un valore complessivo stimato prudenzialmente in oltre 50 milioni di euro.
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