18/04/2024
(216 utenti online)
Cronaca Viviana Papilio 17 marzo 2020 20:17 Circa 6 minuti per leggerlo stampa
Un frastuono scrosciante di mani cade dai balconi. In questi giorni di apprensione generale terrazze, finestre, cortili sono l’affaccio esclusivo sul mondo, l’unica feritoia da cui si intravede uno spicchio di strada, l’albero in lontananza, il baluginio dell’insegna di un Supermarket. L’evasione verso un orizzonte impercettibile e sempre uguale.
Si canta in massa l’inno nazionale, quello che viene messo in discussione a cadenza stagionale da qualche arruffone di consenso elettorale -sintomo ineccepibile di una Nazione poco in salute-, e lo si fa per omaggiare Medici e Infermieri, assurti al rango di eroi ed eroine perché svolgono adesso il lavoro più urgente e rischioso, vuoi per missione vuoi per dovere, in condizioni di estrema difficoltà.
Un gesto corale di gratitudine che diventa collante interclasse e intergenerazionale, che esorcizza per qualche minuto le paure sospingendole lontano con la forza liberatoria del canto. Ma, se commuove e intenerisce lo sventolio dei fazzoletti bianchi delle anziane di Napoli affacciate ai balconi dei Quartieri Spagnoli, per lo più imbarazza l’esibizione da corrida con coperchi, mattarelli e pentolacce, sbattuti a casaccio in un eccesso di foga che divelle solennità al nostro inno, strapazzandolo alla stregua di una canzonetta da scampagnata.
Ieratico deve essere per un popolo il suo inno.
L’Italia zona protetta, riunificata da un decreto di Stato equivalente per tutte le regioni: l’ormai citatissimo Dpcm datato 9 marzo 2020, poi rifinito con l’aggiornamento del giorno 11.
Un provvedimento unico ed indispensabile, che però esclusivo non è se ogni Regione lo decifra a suo modo “perfezionandolo” con proprie ordinanze che hanno l’effetto di disorientare il cittadino e di risultare deboli e palesemente distoniche in ambito giuridico.
L’Italia dei treni che possono attraversare la Penisola in lungo e in largo ma delle Regioni che alzano muri contro l’esodo di connazionali per fermare il contagio. L’Italia del Presidente del Trentino che ha asserito in conferenza che lui “non curerà i foresti nei suoi ospedali, e se li curerà sarà dopo aver curato i suoi”, dimenticando con fulminea giravolta che appena pochi giorni fa lasciò spalancate le piste da sci (chiuse dalla Lombardia per ovvie ragioni) per accaparrarsi turisti, ovvero soldi, quando la monetizzazione turistica valeva ancora (su) tutto.
L’Italia dei tagli disomogenei e delle autonomie. Qualcuno ha riflettuto che una politica ridotta a forma persistente di negoziato fra gruppi di interesse, affari pubblici e raccolta del consenso, mostra il volo della realtà quando un accadimento imprevisto ed eccezionale annienta i processi ordinari nei quali essa stessa si sforza di celare le proprie falle.
IL Servizio sanitario è stato per decenni depauperato di fondi, scippato di finanziamenti, e cioè di reparti, di medici, infermieri, attrezzature, personale sanitario, strutture, mezzi. La Sanità pubblica trasformata in Azienda con direttori generali, talvolta neppure provenienti dal settore e cioè ignoranti sul piano clinico, costretti a far quadrare i conti con un “encomio” per i più bravi: quelli che non spendono.
E si sa che a nessun politico interessa investire di noiosi numeri il popolo da ammansire in cambio di voti, nessun politico si è mai esposto con fermezza contro gli evasori, accontentati sempre chiudendo entrambi gli occhi e salvati con docili condoni. Il Sistema sanitario italiano è pubblico, non è gratuito. La “pace fiscale” di ieri è la guerra che oggi si combatte a fatica nei fortini caduchi dei pochi ospedali italiani.
L’Istat fotografa la situazione seguente:
negli ultimi anni sono andati perduti 40 mila posti letto, oggi se ne dispongono 330 ogni centomila abitanti. Il primato della media più bassa in Europa è italiano. I nostri anziani sono stati falcidiati da Covid19. Perché? Difficile dirlo senza analisi precise da chi di dovere, ma sempre l’Istat informa che in Italia si vive più a lungo che nel resto del territorio europeo, ma si vive peggio: il 64% degli ottantenni è affetto da patologie croniche raramente seguite.
Chiaramente non vi è omogeneità alcuna tra le Regioni e ad oggi nessuno è in grado di dire quanti letti straordinari ciascun territorio può garantire ai suoi cittadini.
Da oggi, però, sappiamo una cosa certa “chi non paga le tasse non commette solo un reato ma un delitto”.
Solidarietà tra le persone, forse ma a me pare di no.
Il virus spaventa e la paura contagia gli individui a cui è stata data una sola chance: evitare il propagarsi del contagio, isolandosi. Allora ecco che l’altro è visto alla stregua di un nemico. Perché esce? Perché cammina? Ha la mascherina, sì o no? In fila è troppo vicino, in fila c’è troppa gente. Chi grida la caccia alle streghe, chi cela la sua “macchia” da ammalato non dichiarato. Perché esci per comprarti una Coca Cola? Dai balconi cecchini con gli smartphone puntatati sul via vai della strada, guardiani di un tempo sospeso con il divieto assoluto di libertà.
Restrizioni necessarie, accettate con coscienza, abbracciate da tutti (o quasi) con spirito massimo di sacrificio, ma alle quali nessuno più guarda con umanità. Non è vero che privarsi delle relazioni umane sia un sacrificio da poco e allora, distanti come siamo, nascosti per metà dalle mascherine anti-contagio, conserviamo negli occhi sguardi benevoli, perché –per quanto radi- sono ancora possibili.
Infine il lavoro sommerso, il lavoro andato perduto per sempre perché mai esistito. 25 Miliardi, uno straordinario impiego di soldi nel decreto adottato dal Governo per arginare l’emergenza economica. Cassaintegrazione per tutti i dipendenti, sgravi per le Aziende, sospensione dei mutui, divieto di licenziamento per i prossimi due mesi; e nel sottobosco dell’economia sommersa nessun aiuto per i tanti lavoratori a nero, uomini e donne senza contratto, persone che resistevano vivendo alla giornata. Operai, manovali, fattorini, commessi, impossibilitati oggi persino a raggiungere il proprio posto di lavoro, non presente nell’autodichiarazione. Nessuna garanzia per questi fantasmi dell’Italia democratica, unita e solidale del XXI secolo, due volte fagocitati dall’indifferenza dei padroni prima e dalla cecità dello Stato poi.
Il Coronavirus pare abbia segnato un cambio d’epoca. Una cesoia netta con il passato. Sembra che in questo tempo infinto, tempo senza tempo, non esista altro se non una realtà piccola, immediata, aggiornata costantemente con l’emergenza sanitaria. Senza ieri, senza domani, solo cronache di bollettini in una lunghissima notte dalla quale siamo obbligati a risvegliarci determinati a dare alla nostra Storia un’essenza nuova, finalmente indulgente, integra e solidale.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright MARIGLIANO.net
Commenti