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Cronaca Paolo Isa 15 febbraio 2021 17:58 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
Matteo Bassetti(direttore clinica San Martino Di Genova ) e Walter Ricciardi (consigliere del Ministro della salute Speranza)
Walter Ricciardi, crea panico, il consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza , ha parlato della necessità di un lockdown immediato in tutta Italia, compresa la chiusura delle scuole, per contrastare la diffusione del coronavirus. Una strategia di contrasto al virus che divide gli esperti, con alcuni convinti che si debbano evitare misure drastiche e ricorrere invece a interventi mirati. Alla luce delle reazioni anche politiche alle sue parole (come quella di Matteo Salvini) Ricciardi ha reagito così: «Chiedono le mie dimissioni? Queste sono considerazioni che lascio alla politica. Se posso essere utile al Paese con i miei consigli, lo faccio a livello internazionale e lo faccio anche in Italia: altrimenti mi faccio da parte».
Per «contenere e rallentare» la diffusione delle varianti del Covid, «in analogia con le strategie adottate negli altri Paesi europei», è necessaria una «rigorosa osservanza, rafforzamento e incremento delle misure di mitigazione del rischio sia in ambito nazionale che in specifici ambiti locali, evitando ulteriori misure di rilascio». È l'indicazione che gli esperti del Comitato tecnico scientifico hanno dato venerdì scorso al termine della riunione in cui hanno analizzato gli ultimi dati epidemiologici e preso atto dello studio dell'Istituto superiore di sanità sulla diffusione delle varianti del virus in Italia.
Intanto quella che si è conclusa è stata un’altra settimana fotocopia che, con 85mila casi, ricalca sostanzialmente i dati delle quattro settimane precedenti. Costanti anche il numero dei tamponi e l’indice di contagio nazionale Rt, appena sotto 1. Diversa invece la situazione a livello delle singole regioni, in alcune delle quali stanno emergendo criticità.
Gli esperti si dividono sulle misure da adottare in questa fase. «Fare lockdown totali non serve, bastano chiusure mirate e chirurgiche dove se ne ravvisi la necessità. L’importante è applicare con rigore e severità le regole che già ci sono per guadagnare libertà progressiva, ed evitare le “montagne russe” dell'aprire e chiudere a fisarmonica. Serve equilibrio», ha detto il direttore sanitario dell'Istituto Lazzaro Spallanzani, Francesco Vaia
Contrarietà a una chiusura totale è stata espressa anche da Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e componente dell’Unità di crisi Covid-19 della Liguria. «Se c’è bisogno di mettere un’area in zona rossa va fatto rapidamente, ma evitiamo di continuare a parlare di lockdown nazionale perché c'è qualcuno che è diventato un disco rotto». E ancora: «Non siamo alla soglia di un nuovo lockdown. Dobbiamo avere un po' di pazienza e di ordine. I numeri dicono che abbiamo il 5% dei positivi, le ospedalizzazioni sono calate e la situazione non è di emergenza. Guardando a quello che è successo un anno fa con i primi casi di coronavirus al Nord, è verosimile pensare che questo virus si correla con la stagione invernale e potrebbe esserci un aumento dei casi. Questa volta, però - ricorda l'infettivologo - abbiamo gli strumenti per contrastare la pandemia. Se c'è aumento dei casi e dei ricoveri, si dovrà intervenire a livello locale con le chiusure».
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