19/03/2024
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Cronaca Sanità Maria Capasso 20 luglio 2021 23:46 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
MARIGLIANO - C’era una volta l’arsenico nei pozzi di Lausdomini. Il disastro ambientale di cui nessuno parla più. Cosa è stato fatto per bonificarli? L’acqua era destinata ad irrigare i campi per l'agricoltura ma era contaminata da arsenico e fluoruri.
Era il 3 dicembre 2008, quando a seguito di indagini chimiche condotte dall'Agenzia regionale di protezione ambientale della Campania (ARPAC) fu accertata in alcune zone del territorio di Lausdomini un'elevata e pericolosa concentrazione di fluoruri e arsenico nelle acque di falda.
Immediatamente, il 12 gennaio 2009 l'ARPAC trasmetteva al commissario di Governo per le bonifiche e la tutela delle acque nella regione Campania gli sconcertanti risultati delle indagini condotte sui diversi pozzi ubicati nelle contrade rurali Rapillo-Capocuotto, Masseriola vecchia del bosco, Cappella via Masseriola.
In altri tempi sarebbe bastata solo questa notizia per provocare una rivoluzione popolare. Ma andiamo avanti. Il 20 agosto 2010, 19 mesi dopo, l'azienda sanitaria locale Na3 sud (ex Na/4) e la Provincia di Napoli chiedevano di interdire l'uso dell'acqua dei pozzi interessati non solo per il bere e gli usi alimentari ma anche per l'irrigazione delle coltivazioni, nonché di vietare il consumo e la commercializzazione dei prodotti agricoli provenienti dai suoli già innaffiati e contaminati.
Il 14 settembre 2010, ben due anni dopo dalla scoperta choc del disastro ambientale, il sindaco di Marigliano emetteva una formale ordinanza di divieto e utilizzo delle acque inquinate, informando del pericolo anche il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Quelle carte sono arrivate a Roma? Improvvisamente tutto si inceppa.
Gli anni passano e la questione dell’arsenico nelle falde freatiche di Lausdomini viene dimenticata. Non era saggio parlarne, non era conveniente parlarne? Chissà. Qual è la situazione attuale? Nessuno ha bonificato niente. E mentre l’orologio della Storia, sembra tornato indietro alla prima Repubblica si continua a morire qui e più di tutti i comuni della Campania, persino di Giugliano. E non è il COVID.
Foto di archivio
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