
Anita Capasso
Marigliano - Aperitivo politico
L’antica storia di Genoveffa, Anastasia e Cenerentola è il primo indottrinamento che ogni bimbo riceve su come distinguere destra e sinistra, politicamente parlando. Evidentemente, le cose da bimbi si dimenticano presto, visto che in giro regna sovrana la confusione. Specifiche esperienze storiche, separate nel tempo o nello spazio, avendo colorato con l’ardore del tifo politico alcuni regimi, hanno mischiato in malo modo concetti diversi tra loro, suggerendo l’errata associazione tra destra, sinistra e tipologie di governo. Chiedo al lettore la cortesia di liberarsi dai preconcetti circa questa dicotomia, per cercare di far più chiarezza possibile.
La distinzione originaria nasce in Francia, dopo la rivoluzione, con girondini e giacobini; la divisione è da subito applicabile tra i Whigs e i Tories inglesi e ci mette poco a riscuoter successo anche altrove, perché ben si adatta a descrivere con parole nuove il progressivo processo di democratizzazione che la caduta degli imperi e la nascita degli Stati avrebbero, di lì in avanti, coinvolto sempre più persone nei processi decisionali delle comunità.
In seguito ai primi ardori rivoluzionari, i francesi si scontrarono sul motto stesso della rivoluzione e la fratellanza si ruppe quando alcuni decisero di credere più nella libertà ed altri puntarono tutto sull’uguaglianza. Due termini in contrasto tra loro, che da sempre necessitano e per sempre necessiteranno di continue mediazioni politiche. In base al senso originario dei termini, di destra è chi lotta per il mantenimento di uno status quo e di sinistra chi lotta per cambiare quello stato delle cose. Insomma, la partita sociale vede i restauratori rivendicare l’individualismo elitario e la libertà individuale dagli spalti di destra, i rivoluzionari reclamare uguaglianza, umanità e un posto in società da quelli di sinistra.
Due convinzioni entrambi rispettabili, in linea di principio. Spesso, però, con la scusa dell’ideale, ognuno cerca solo acqua per il proprio mulino, per mero materiale opportunismo sociale. A riprova di ciò, il fatto che di proletari restauratori e di aristocratici rivoluzionari ne abbiamo pochini da citare. Invece che a storiche lotte ideali, di solito, si assiste a baruffe da storiella. Da un lato, ci sono Genoeffa e Anastasia, il loro è puro egoismo, esse non hanno alcun merito individuale da vantare e difendono uno status che non è merito di abilità individuali, bensì una fortuna ereditata. Dall’altro, Cenerentola che, alla fine della storia, non riscatta alcuna giustizia sociale, semplicemente relega le sorelle all’infelicità, sostituendo l’ ingiustizia subita con un’altra ingiustizia.
Le cose da bimbi, evidentemente, si dimenticano presto.
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