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Salute Redazione 01 novembre 2016 23:01 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
Incontro organizzato dallÂ’Associazione Oltremarigliano
MARIGLIANO - Il 28 ottobre nella sala consiliare del comune di Marigliano l’Associazione Oltremarigliano ha organizzato un incontro incentrato sul delicato tema delle trasformazioni subite dall’uomo a seguito del rapido sviluppo delle scienze biomediche e biotecnologiche.
Il convegno “Ecce homo: l’uomo tra natura e biotecnologie”, moderato da Francesco Prudente ha visto la partecipazione di Berardo Impegno, fino a pochi anni fa ricercatore di Filosofia Morale presso la Federico II, Alessio Calabrese docente di Storia e Filosofia presso Liceo Scientifico “E. Amaldi” di Roma ed esperto di temi relativi al fine vita e Luca Lo Sapio dottore di ricerca in Bioetica.
Tra i convenuti numerosi giovani allievi del Liceo Scientifico “C. Colombo” di Marigliano, del Liceo Classico “G. Carducci” di Nola e dell’I.T.G. M.R. Doria di Marigliano, che hanno avuto la possibilità di confrontarsi con uno spaccato della rivoluzione biomedica che ha trasformato in profondità gli stili di vita dell’uomo occidentale.
Il dott. Calabrese ha parlato della spinosa questione del fine vita facendo dei riferimenti alla vicenda di Terry Schiavo ed Eluana Englaro e alla necessità di ripensare il paradigma che sorregge le decisioni su pazienti che non siano più in grado di esprimere la propria libera volontà. Secondo Calabrese questi pazienti, soprattutto laddove avessero lasciato delle volontà espresse a terzi (amici, familiari, parenti), dovrebbero essere soddisfatti nel loro desiderio di non persistere in stati in cui la presenza della coscienza, almeno stando alle attuali conoscenze scientifiche, sembra assente.
Questo perché in conseguenza della loro richiesta si crea una promessa la cui dinamica propria non è quella dell’obbligo ma del libero corrispondere alla promessa che si è assunti. Il dott. Lo Sapio ha invece messo in luce come la biomedicina contemporanea abbia ormai abbandonato il paradigma classico per il quale compito del medico è solo quello di trovare dei rimedi a disfunzioni fisiche o psicologiche dei pazienti, per entrare nell’era del potenziamento. La medicina svolge ormai anche la funzione di migliorare tratti e caratteristiche dell’essere umano al di là della sua configurazione specie-tipica.
Infine, il prof. Berardo Impegno ha messo in evidenza come la tendenza a migliorare se stessi è da sempre inscritta nel desiderio dell’uomo. A questo proposito il filosofo napoletano ha sottolineato come le tecnologie e gli sviluppi dell’umanità non dovrebbero suscitare paure e apprensioni, ma speranze e consapevolezza di vivere in un’epoca in cui il benessere generale è di gran lunga maggiore rispetto a qualsiasi altra epoca storica.
Durante il dibattito è intervenuto Don Salvatore Purcaro, insegnante di Teologia Morale presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, il quale ha sottolineato la problematicità inerente al ruolo del fiduciario (o terzo) nei “processi” di fine vita. Il “parere” del fiduciario, secondo Don Purcaro, non dovrebbe mai vincolare l’azione del medico curante, a cui spetta l’ultima parola.
Inoltre, la deliberazione di una persona circa eventuali stati in cui risulta impossibile esprimere la propria volontà attuale, risulta problematica dal momento che oggetto della deliberazione è uno stato clinico che nell’istante della deliberazione non è presente.
L’iniziativa potrebbe essere un primo tassello per un percorso di presa di coscienza da parte della cittadinanza e delle nuove generazioni rispetto alle trasformazioni che presto o tardi toccheranno ciascuno di noi e rispetto alle quali nessuno dovrebbe farsi cogliere impreparato.
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