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Arte Silvia Giustiniani 03 settembre 2015 17:49 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
Marigliano.net Movies, speciale "I geni del Cinema"
Oggi vogliamo inaugurare una nuova sezione della rubrica “Marigliano.net Movies”. Infatti, trattando di Cinema, ci sembra doveroso non limitarci semplicemente alla spiegazione di film, ma andare oltre, raccontando la storia di chi il Cinema lo ha fatto per davvero o continua a farlo, lasciando dietro di sé una scia indelebile che lo ha consacrato a vero e proprio “Genio del cinema”. Ed essendo noi napoletani, non possiamo che dare inizio a questo “speciale” parlando dell’attore nostrano che con la sua comicità ha illuminato e continua tutt’oggi ad illuminare le nostre giornate più tristi, nonostante non sia più qui tra noi. Ognuno di noi, infatti, almeno una volta nella vita ha riso alle battute del famosissimo ed amatissimo Antonio Clemente, diventato poi Antonio De Curtis, ma ricordato col nome di Totò.
Era il 15 febbraio 1898 quando Anna Clemente diede alla luce il piccolo Antonio, detto il “figlio della colpa”, in quanto il padre, il Marchese De Curtis (e i marchesi non potevano sposare le popolane del quartiere Sanità), non lo riconobbe. Allora la madre, Anna, gli diede il suo cognome e lo mise in collegio; proprio lì, in un incontro di pugilato, un suo maestro un giorno gli sferrò un pugno che gli provocò quella deviazione della mascella che ha reso poi così tipico e riconoscibile il suo volto, tanto da farlo assurgere a vera e propria maschera napoletana.
Nel 1915 Totò partì per la guerra. Tornato a Napoli cominciò a frequentare personaggi del calibro di Peppino ed Edoardo De Filippo, che già conosceva. La sua carriera però ebbe una prima svolta nel 1921 quando Totò si trasferì a Roma con la madre che nel frattempo aveva sposato il Marchese De Curtis. Qui, l’ormai Antonio de Curtis lavorava in vari teatrini finché approdò allo Iovinelli; ben presto diventò una stella ponendo fine agli anni della sua povertà. Eppure, è giusto ricordare che in vita sua Totò mai scordò di come si vivesse nella miseria: per questo motivo finì col fare tanta beneficienza, soprattutto nel suo quartiere d’origine, la Sanità. Si racconta addirittura che di notte si facesse accompagnare dal suo autista per lasciare soldi sotto le porte dei bassi, senza mai farsi vedere, per poter aiutare la povera gente a tirare avanti.
Il suo personaggio intanto si era ormai consolidato: era la marionetta disarticolata, in tight e bombetta, scarpe basse e calze colorate. Nel ’35 Totò sposò Diana Rogliani, ma il matrimonio fu travagliato per la troppa gelosia di lui; pare anche che la famosissima “malafemmena” fosse proprio Diana. Finito il matrimonio con Diana, nella vita di Antonio De Curtis entrò la giovane Franca Faldini, che fu con lui fino alla sua scomparsa.
Nel frattempo la carriera di Totò andava alla grande e benché ad un certo punto divenne quasi cieco, teatro, cinema e televisione continuarono a contenderselo. Nel cinema faceva quasi coppia fissa con Peppino De Filippo, con il quale ha girato alcuni dei più divertenti film. Ma famose sono anche le sue partecipazioni cinematografiche con Aldo Fabrizi e Nino Taranto, o televisive, con Mina e Mario Castellani.
Totò morì il 15 aprile del 1967 ed ebbe ben due funerali di cui il primo a Roma. Poi la salma fu portata a Napoli dove un’immensa folla, commossa, lo attendeva già al casello dell’autostrada; fu accompagnato fino alla Basilica del Carmine dove oltre 100 mila persone lo salutarono con un lungo applauso.
Ancora oggi molti napoletani vanno a pregare sulla sua tomba, per chiedergli una grazia, come fosse un Santo, o per ringraziarlo, perché lui per tanti rappresenta ancora una sorta di terapia. Quando si è tristi o pensierosi, basta guardare pochi minuti di un suo film e tutto passa.
Per questo motivo Totò è chiamato il “Principe della risata”.
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