
Redazione
“Non mi sono mai chiesto perché scattassi delle foto. In realtà la mia è una battaglia disperata contro l’idea che siamo tutti destinati a scomparire. Sono deciso ad impedire al tempo di scorrere. E’ pura follia” Robert Doisneau
MARIGLIANO - Questa mattina al Liceo “C. Colombo” di Marigliano è intervenuto il direttore del Museo MUDIF della fotografia dott. Rosario Petrosino che ha accolto l’invito a prendere parte al ciclo di conferenze “Scritto sulle pietre antiche”.
L’intervento del direttore ha letteralmente travolto gli studenti con le sue esperienze da docente universitario e con la sua professionalità sulla tipologia, distribuzione territoriale e consistenza dei fondi fotografici.
Il suo museo è ricco di raccolte storiche di interesse generale o locale (negativi su lastra di vetro e stampe, pellicole fotografiche, negativi e dagherrotipie, oltre ad attrezzature, libri e manuali), ma anche di documentazione più recente e di quella quotidianamente prodotta, da conservare in quanto testimonianza progressiva di avvenimenti e di cronaca che sempre più rapidamente fanno storia e cultura sociale.
Stamane la conservazione e il restauro della fotografia per gli allievi sono stati oggetto di riflessione, legata al dibattito concernente il riconoscimento del linguaggio fotografico e dello status della fotografia, considerata come bene culturale “unico e insostituibile”.
Al dibattito non può naturalmente essere estraneo il fatto che il MUDIF sia uno dei musei più importanti dedicati alla fotografia territoriale e il definitivo riconoscimento della fotografia come bene culturale è avvenuto anche grazie alla sua musealizzazione
Da questo incontro è emerso che occorre dunque stimolare collaborazioni con vari enti per definire metodologie didattiche comuni di identificazione, descrizione, conservazione e restauro dei vari tipi di materiale fotografico e a far sì che la fotografia possa essere accettata come forma d’arte a pieno titolo.
Walter Benjamin nel 1931 scrive: “Nel momento in cui Louis-Jacques-Mandé Daguerre era riuscito a fissare le immagini nella camera oscura, i pittori erano stati congedati, a questo punto, dal tecnico”.
Ancor prima, alla fine dell’Ottocento, scriveva Rodolfo Namias “Nulla può dare il convincimento e una visione per quanto minima dell’avvenimento qualunque esso sia, come una fotografia ben eseguita. È questo un vero documento al quale quando gli archivi fotografici saranno organizzati, i posteri potranno ricorrere per impararvi non la storia narrata, che si può sempre ritenere in tutto o in parte non vera o esagerata, ma la storia fotografica che non mente perchè è luce che l’ha scritta sulla lastra”.
In conclusione è opportuno fare delle riflessioni metodologiche, al pari di uno storico quando analizza qualsiasi altro tipo di fonte: siamo di fronte a una fonte attendibile? Chi ha prodotto la fotografia? Cosa ci comunica l’immagine? In che contesto è stata fatta circolare? Le risposte possibile aprono ulteriori scenari, che sarebbe interessante esporre in futuro. Ringrazio ancora una volta la Dirigente scolastica per la sua preziosa collaborazione.
Felice Del Prete.
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