
Paolo Isa
De Filippo ci parla ancora attraverso i suoi fantasmi e silenzi
''Ogni anno di guerra ha contato come un secolo della nostra vita di prima. Davvero non è più il caso di tornare a quelle vecchie storie'' disse al pubblico romano Eduardo De Filippo tornando a recitare nel 1945 subito dopo la Liberazione, annunciando di aver abbandonato le vecchie farse e il sodalizio col fratello Peppino.
E aggiunse che ''Questi fantasmi'' novità che debuttava quella sera, ''ha un primo atto che si riallaccia a quel genere: le conseguenze della guerra viste attraverso la lente della farsa. Ma dopo statevi attenti, è il dopo che conta!''.
Oggi, in questi giorni di pandemia mondiale, quelle parole ci risuonano con un loro rinnovato senso. Per Eduardo, nato il 24 maggio 1900, esattamente 120 anni fa, e quindi naturalmente chiamato a rappresentare commedie, tragedie e prese di coscienza di quel tormentato XX secolo, era finita l'epoca delle ''Cantate dei giorni pari'', dei giorni che ''ci illudevamo fossero sereni', e iniziava quella delle ''Cantate dei giorni dispari'' Figlio naturale di un grande attore e autore napoletano, Eduardo Scarpetta, come i fratelli Titina e Peppino, con loro crea negli anni Trenta la Compagnia del Teatro Umoristico.
Dopo la guerra da solo ecco invece il nuovo Teatro di Eduardo con una serie di titoli che divengono subito popolari, specchio dell'Italia disastrata e che rinasce, da ''Filumena Marturano'' a ''Questi fantasmi'' o ''Il sindaco del Rione Sanità''. Negli anni Cinquanta riapre a Napoli il Teatro San Ferdinando e il successo è continuo, internazionale e con tanti i riconoscimenti come il prestigioso Premio Accademia dei Lincei, due lauree Honoris causa e la nomina a Senatore a vita (fu nel gruppo Sinistra indipendente) nel 1981 da parte del Presidente Pertini.
Paolo Petroni di (ANSA) -
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