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Scuola Andrea America 13 settembre 2013 23:42 Circa 8 minuti per leggerlo stampa
MARIGLIANELLA - Tra qualche giorno i nostri ragazzi ritorneranno fra i banchi a studiare. Riprenderà a suonare la campanella. Rivedremo quell’emozionante mondo di colori, di speranze, di sorrisi con bambini e ragazzi in gruppo, soli o accompagnati, con lo zainetto sulle spalle e le cuffiette nelle orecchie che si recano a scuola. Rivedremo le mamme ansiose, fuori gli edifici ad attendere i propri bimbi all’uscita. Auguri e buon anno scolastico a tutti: studenti, insegnanti, ai bambini che fanno il loro primo ingresso nel nuovo mondo della scuola. Un augurio di cuore ai genitori per i sacrifici che compiono e che possano ritrovare una scuola migliore,sicura, attrezzata, percepita come opportunità di crescita e di apprendimento per i loro figli. Un augurio anche alle amministrazioni locali ad avere più a cuore la scuola, a garantire edifici sicuri e igienicamente idonei, aule modernamente attrezzate con nuove tecnologie, refezione scolastica sana, nella consapevolezza che la scuola è un patrimonio che appartiene a tutti. Un bene pubblico da tutelare e difendere. E che tutti prendano coscienza che è tempo di agire contro le disuguaglianze sociali e la povertà, per il loro impatto crudele e devastante sulle capacità dell’intelletto durante l’infanzia, e per i guasti e le cicatrici che producono nello sviluppo cognitivo e nella vita del ragazzo-uomo. Ancora peggio quando determinano figli e figliastri nella scuola.
L’impegno significativo potrebbe essere quello di ripartire con una lotta collettiva senza quartiere, genitori, insegnanti, precari,studenti, associazioni,partiti, sindacati, contro la povertà e l’esclusione sociale, i veri mali delle disuguaglianze sociali nell’istruzione. Sarebbe bello se tutti potessero dire “la mia scuola-la nostra scuola”, la nostra azienda,il nostro prodotto. Altrettanto bello sarebbe ritrovarsi con degli insegnanti come il maestro Pierboni del libro Cuore di De Amicis, il quale nel primo giorno di scuola dice ai ragazzi “ Io non ho famiglia, la mia famiglia siete voi. Voi dovete essere i miei figliuoli”. E perché no, anche la fortuna ad avere come compagno di classe, “anime nobili” come Garrone, lo studente buono, e come Coraci il piccolo immigrato calabrese. Da qui porre le basi di un futuro migliore, sperimentando nella pratica, sul campo e nelle aule i valori dei diritti, dei doveri, delle libertà, della giustizia, della democrazia e della partecipazione. E’ ora che la scuola si rialzi dalle ferite mortali dei tagli governativi, si liberi dal degrado, dalle speculazioni, da sistemi scolastici di un mondo ormai scomparso, dall’assenza di progetti educativi, dalle burocrazie, per ritornare ad essere la scuola di tutti per tutti. Una priorità delle priorità nell’impegno del governo, dei partiti, delle istituzioni locali e regionali.
Occorre prendere coscienza che la scuola, l’istruzione, la cultura sono il vero seme dell’emancipazione, nella formazione del ragazzo- cittadino. E’ ora che gli insegnanti, seppure ancora pagati modestamente, riprendano ad essere impegnati, competenti, ad amare i loro alunni, ad educare la speranza, ad intendere l’insegnamento come una missione, così come avveniva in passato, quando aiutavano gli studenti negli studi e nella vita. Non sarebbe male se alcuni insegnanti abbandonassero la figura del grigio funzionario statale, la smettessero di svolgere la funzione di politici.politicanti, soprattutto nei nostri comuni, dove sono abbastanza noti i sistemi di raccolta del consenso elettorale. Basta con la scuola-serbatoio elettorale per insegnanti approfittatori. La scuola deve aprirsi al nuovo, all’irruzione delle nuove tecnologie, dell’informazione e della comunicazione,della trasparenza, senza trascurare che la politica scolastica è e deve essere un elemento della politica contro la povertà e contro la discriminazione sociale, e deve favorire attraverso l’istruzione la democratizzazione della società. Deve ridurre le disparità sociali. Gli stessi genitori, tra l’altro penalizzati fortemente dall’aumento del costo dei libri e del materiale scolastico, dalle tasse, dalla carenza dei servizi, dalla crisi economica, assenza di lavoro, devono convincersi che è finito il tempo in cui “sussurravano” l’importante è che mio figlio prenda “il pezzo di carta”.
Devono organizzarsi, così come stanno facendo alcune coraggiose donne di Mariglianella, anche in associazioni, scambiarsi le informazioni e le esperienze attraverso la rete e le iniziative, diventare interlocutori delle istituzioni locali e scolastiche, fino a chiedersi se gli attuali sistemi scolastici abbiano ancora un senso. Le mamme più di tutte non devono arrendersi, devono essere le partigiane della scuola pubblica e difenderla come bene comune, far comprendere ai presidi che non sono dei padroni, devono vigilare sull’idoneità statica degli edifici, sull’agibilità antisismica, sulle norme di sicurezza e sulle caratteristiche antincendi, sull’idoneità delle aule e dei servizi igienici, sulla regolarità delle attrezzature sportive, sulla refezione scolastica, sui percorsi scolastici, sui privilegi e sulle discriminazioni,sull’autonomia gestionale, senza mai trascurare che i loro ragazzi appartengono all’epoca del digitale. Devono chiedere che ad insegnare i colori ci sia un pittore, ad insegnare la musica ci sia un musicista, ad insegnare la legalità ci sia un protagonista delle lotte. Se il caso devono raccontare la scuola attraverso un canale You Tube e far capire ai presidi e agli insegnanti di tutelare l’autonomia della scuola e che non si può continuare con lo sprecare il tempo ad organizzare il tradizionale spettacolo di Natale e di fine anno, nell’era dei ragazzi che scrivono con la tastiera la lettera a Babbo Natale.
Tutti devono convincersi che il futuro del nostro Paese appartiene ai ragazzi e alle ragazze e si gioca soprattutto sul sapere, sull’istruzione, sulla cultura, sull’innovazione, sulle nuove tecnologie, sulle capacità a prevenire e contenere il più possibile l’insorgenza dei bisogni in particolare della povertà e dell’esclusione. Il sistema scolastico deve offrire a tutti gli studenti la possibilità di sviluppare le proprie potenzialità, di essere motivati e impegnarsi nello studio perché così facendo riusciranno meglio nella vita. E’ deprimente assistere alla nascita come funghi, anche dalle nostre parti, di scuole private, che tra l’altro sfornano diplomati a pagamento che non sanno fare l’o, nemmeno col culo del bicchiere. Non c’è dubbio che la scuola di Don Lorenzo Milani della “Lettera ad una professoressa” non si è ancora realizzata, ma con tutti i suoi limiti, ritardi e pregi, la scuola pubblica rimane la principale protagonista della nostra società. Dobbiamo difenderla dai politici arruffoni, dai sindaci incapaci, dalle cattive amministrazioni, dagli approfittatori, dagli analfabeti del digitale, dagli insegnanti vittime e attori di un sistema anchilosato, da tutti coloro che tentano di strumentalizzare le attività, la creatività, i sogni e le speranze dei ragazzi. Chi specula sulla scuola e sulle speranze dei ragazzi è un essere indegno della società, ancor di più se ricopre una carica istituzionale. Non possiamo consentire che un sindaco qualsiasi, che alimenta il distacco dalle istituzioni, utilizza la carica per la tutela dei propri interessi,non contrasta l’illegalità,non fornisce esempi comportamentali, impedisce per sue responsabilità amministrative ai ragazzi di poter recarsi a scuola quando piove perché le strade si allagano, che si dimostra incapace perfino di garantire la carta igienica negli istituti, che costringe i genitori a fare la colletta per procurarla, trova poi i fondi “personali” per discutibili e clientelari borse di studio.
E’ una vera e propria offesa all’intelletto e alla formazione dei ragazzi, ancora peggio quando viene avallato dal comportamento servile e accondiscendente degli insegnanti. Intanto di fronte alla crisi economica che sta disossando intere famiglie sarebbe già un segnale importante, educativo, e di svolta, se sindaci e assessori dei nostri comuni mostrassero una foto col loro divertente sorriso, mentre sottoscrivono l’impegno a rinunciare per un periodo all’indennità mensile per devolverla all’acquisto di libri per gli studenti o per viaggi di apprendimento. Ai ragazzi e alle ragazze si dovrebbe quantomeno consegnare un Ipad e il libro Cuore, farli uscire dalla classe, portarli in gita “non quelle combinate” ma nei luoghi dove possono toccare con mano ciò che studiano sui libri. Portarli anche a visitare le campagne inquinate del nostro territorio, dicendo loro cosa è avvenuto in questi anni, chi sono i responsabili e gli speculatori, perché questa vallata con le campagne ridenti e prospere, circondata da monti che disegnano contorni irregolari sull’orizzonte di un cielo più azzurro che altrove, baciata da un sole benigno che faceva degli inverni, al paragone di quelli di altre latitudini miti primavere, è diventata il triangolo della morte. E si distribuisca ai ragazzi una copia della nostra Costituzione, magari facendola spiegare da insegnanti credibili,capaci, autonomi, coraggiosi e competenti, convinti più degli altri, che la legge è uguale per tutti.
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