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Storia Carlo Borriello 17 giugno 2007 19:06 Circa 1 minuto per leggerlo stampa
Col ritorno dei Borboni si affermavano nel regno le idee liberali e riformatrici della Carboneria. Larghi strati della popolazione, di intellettuali borghesi e militari aspiravano a un sistema di riforme che garantisse libertà, diritti e doveri per tutti.
La Carboneria fu introdotta a Nola da ufficiali ivi acquartierati. L'ex monaco don Antonio Mercogliano fu tra i promotori dell'apertura della prima "vendita" carbonara.
Pure a Marigliano le nuove idee circolavano fra gli intellettuali e i borghesi illuminati. Da un documento, rinvenuto in questi ultimi tempi, si evince che nella città fu attiva una "vendita" con un discreto numero di affiliati. Ad opera dell'abate Luigi Minichini scoppiò la prima scintilla dello sfortunato moto del 1820. Un gruppo di liberali insorsero al grido di "Dio, Re, Costituzione". Ad essi si unirono i militari degli ufficiali Morelli e Silvati che, a seguito del fallimento della rivoluzione, furono giustiziati.
Animatore della rivoluzione del 1848 nelle nostre contrade fu Antonio Ciccone di Saviano, deputato del distretto di Nola nel parlamento napoletano.
Mentre nella capitale il 15 maggio del 1848 le truppe regie sparavano sui patrioti insorti in difesa della Costituzione, il Ciccone organizzava nel nolano una quantità di armati da inviare a Napoli. In Marigliano un gruppo di cittadini si disponeva a partire allorchè giunsero dalla capitale le notizie che il moto era stato soffocato nel sangue.
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