
Viviana Papilio
Arturo Sepe ha interpretato il ruolo di vice commissario di Polizia e capo Partigiano, Rocco Piscitelli.
“Terra Bruciata, dalla realtà alla fiction, le immagini di un autunno di terrore”, introduce in modo significativo la tematica dell’evento che il comune di Riardo, in collaborazione con l’associazione “Reduci e Combattenti e la Pro Loco “E. De Filippo”, lo scorso 8 aprile, ha presentato previo l’inaugurazione della mostra permanente “Terra Bruciata” presso la “Sala Espositiva” situata nel borgo medievale del paese, con i ritratti dei protagonisti del film – documentario di Ugo Pesce e le foto di scena di mena Ventriglia, nonché delle immagini d’archivio provenienti dai comuni maggiormente toccati dalla seconda Guerra Mondiale in Terra di Lavoro. A introdurre l’evento il vicesindaco Egidio Mavilio.
Sono intervenuti lo storico Giovanni Cerchia, il regista del film “Terra Bruciata”, di prossima uscita nelle sale cinematografiche, Luca Gianfrancesco e l’attore Arturo Sepe. E tra i tanti anche il Sepe è stato immortalato in modo permanente per aver interpretato, nel film, il ruolo di vice commissario di Polizia e capo Partigiano, Rocco Piscitelli, dando lustro alla cittadina di Riardo e alla nazione intera!
Proprio per questo l’amministrazione comunale di Riardo gli ha tributato il conferimento della “Cittadinanza Onoraria” con motivazione “Per il grande attaccamento alla nostra terra e il forte senso di patriottismo che ha avuto l’attore nolano Arturo Sepe”. Onorificenza meritata non solo per i pregi scenici ormai ampiamente riconosciutigli, ma anche perché più volte l’Arturo è intervenuto attivamente in manifestazioni di solidarietà e a scopo sociale, che gli fanno onore. Un attore – di cinema, teatro e arte varia - a tutto tondo che non lesina il suo impegno a favore delle “fasce deboli”.
Proprio per questo, tra i tanti riconoscimenti precedentemente ottenuti, ricordiamo quello di “Ambasciatore del Sorriso”, conferitogli dall’associazione “Vesuvius” del funambolico fondatore Angelo Iannelli.
“Terra Bruciata” è un film-documentario che ricostruisce le violenze naziste nel territorio dell’Alto-Casertano nell’autunno 1943. La narrazione parte dalle stragi di Conca della Campania per poi allargare lo sguardo su tutto il fenomeno dello stragismo nazista in “Terra di Lavoro”. L’episodio di Conca della Campania infatti non è un caso isolato. Esso si colloca, cronologicamente, tra le ultime stragi ad aver luogo in quello che, in seguito all’Armistizio dell’otto settembre, è stato il primo territorio italiano a diventare “zona di operazioni” sottoposto alle leggi di guerra tedesche. Una lingua di terra di pochi chilometri dietro la linea del fronte che i vertici militari tedeschi, con una raffica di ordinanze, trasformano letteralmente in “Terra bruciata”. In poco più di tre mesi, la provincia di Caserta, in fatto di vittime civili provocate dalle rappresaglie naziste, pagò un prezzo altissimo, secondo solo a quello della provincia di Arezzo. Complessivamente i caduti in “Terra di Lavoro” furono circa 1000. La tesi centrale del film si articola intorno alla rappresentazione dell’Alto Casertano come una sorta di laboratorio nel quale ai tentativi della popolazione civile di opporsi ai rastrellamenti, agli sgomberi, alle violenze sulle donne e alle razzie di ogni genere i comandi tedeschi rispondono con decine di eccidi. Alla nascita di quello che lo storico Giuseppe Capobianco definì come “Laboratorio della Resistenza” l’occupante tedesco rispose con la messa a punto di tutte quelle pratiche repressive che furono poi applicate, in maniera seriale, nelle ben note vicende delle Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto e, più in generale, in tutti gli eccidi dell’Italia centro-settentrionale. Pagine del nostro passato che, insieme ad una storia della Resistenza nel Mezzogiorno, sono state sinora incomprensibilmente trascurate, cancellate dalla memoria collettiva e individuale.
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