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Libri Paolo Isa 24 agosto 2022 16:48 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
Clarice Lispector nel suo appartamento a Leme (Rio de Janeiro, metą degli anni Sessanta) per gentile concessione di Paulo Gurgel Valente
Nella grande casa in cui, magra, scalza, solitaria, la piccola Virgínia si aggira "in concentrata distrazione" i mobili spariscono un po’ alla volta, "venduti, rotti o troppo vecchi", e le porte si aprono su stanze in cui regnano "il vuoto, il silenzio e l’ombra". Abbandonato nella vasta sala da pranzo – dove brillano "vetri e cristalli addormentati nella polvere" – c’è però un lampadario, unico sopravvissuto di antichi fasti: "Il grande ragno avvampava", e Virgínia "lo guardava immobile, inquieta, sembrava presagire una vita tremenda. Quell’esistenza di ghiaccio".
Ma soprattutto insieme a lei c’è Daniel, il fratello di poco più grande, che da quando è nata la considera "solo sua", che la protegge e la tormenta, e con lei condivide straordinari segreti: dal misterioso cappello che vedono scivolare lungo il fiume – e che immaginano appartenga a un annegato – alla scatola piena di ragni velenosi di Daniel, fino alla Società delle Ombre di cui sono gli unici membri.
Quando i due, cresciuti, lasceranno insieme la tenuta di Granja Quieta per andare a studiare in città, i loro destini si separeranno.
E quando, dopo un’ardua educazione sentimentale, Virgínia deciderà di tornarci, capirà "che il posto dove si è stati felici non è il posto dove si può vivere": sul treno che la riporterà lontano si accorgerà di essersi scordata di guardare il lampadario e saprà "di averlo perduto per sempre", così come ha perduto per sempre la sua infanzia miserabile e incantata. Lispector narra questa struggente iniziazione alla vita con la sua lingua lussureggiante e visionaria: "attenta" ha scritto Franco Marcoaldi "al cuore che batte, alla vena che pulsa, alla vibrazione cieca del sentimento nel corpo"
traduzione di Virginia Caporali, Roberto Francavilla.
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