28/09/2023
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Libri Franco Trifuoggi 23 ottobre 2021 20:25 Circa 5 minuti per leggerlo stampa
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MARIGLIANO - “Il ragazzo con il cerchio” che dà il titolo al libro di Felice Esposito Corcione è lo stesso autore, che al cerchio dà spinta e velocità, ma esso simboleggia anche il “cerchio della vita” – come rileva l’acuta prefatrice Elisa Forte – che “dopo averlo trasferito nelle aule delle più grandi Università del mondo, lo ha ricondotto fra i filari di un vigneto in Irpinia”.
Questa singolare autobiografia, iniziata per gioco e proseguita con umiltà “per raccontare quanto vissuto con determinazione e slancio” e lasciare ai nipoti “una testimonianza”, appare davvero poliedrica, per la mirabile successione di momenti che segnano le varie scelte, i “punti cruciali della sua vita” (come nota nella deliziosa postfazione la nipote Anna Greco). Momenti del racconto del policromo dipanarsi di un itinerario intensissimo, pieno di sacrifici e di soddisfazioni, che conosce l’impegno didattico e civile, l’amore per la famiglia e la propria città, la passione intellettuale, l’assidua ricerca scientifica, le più prestigiose esperienze internazionali, il fascino dei viaggi in terre lontane, i più lusinghieri riconoscimenti culturali.
Il protagonista è, infatti, un uomo non solo geniale, ma determinato: ultimo di una umile famiglia contadina di Marigliano, non disdegna mestieri come il “lattaiolo” e pratica l’etica del sacrificio, appresa dalla vita di campagna, dove si lotta contro le forze della natura. Decide, però, sin da bambino, di non fare il contadino, ma di studiare e laurearsi in ingegneria.
Si delinea, così quello che gli addetti ai lavori chiamano “Bildungsroman” (romanzo di formazione). Vediamo, allora, Felice studente modello presso l’Istituto “Alessandro Volta” di Napoli, vincitore di una borsa di studio; innamorato della giovanissima e bellissima Annamaria: un percorso in cui rifulgono, con la pertinace forza d’animo, la competenza, l’entusiasmo e la “smagliante intelligenza” esaltate dal recensore Fiorentino Pietro Giovino, e in cui la durissima solitudine della vita militare non gli impedisce di vincere il concorso di ricercatore presso l’Istituto Motori, mentre Annamaria vince il concorso magistrale: ora, pur con stipendi bassi, possono contrarre matrimonio.
Gran parte del racconto viene ora consacrata alla descrizione dei prestigiosi traguardi che costellano la sua brillante carriera scientifica; essa, però, non procede ininterrottamente, ma è condotta secondo una tecnica che mi ricorda quella “a interruzione e a ripresa” di cui parla il grande critico Mario Marti a proposito dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto; in tal modo il discorso scientifico-tecnologico riesce immune da monotonia. Ecco, dunque, l’incarico dal C.N.R. di rappresentare l’Italia a Oxford nell’International Energy Agency; la nomina a Primo Ricercatore; le importanti collaborazioni, nelle sedi internazionali, con i più quotati ricercatori del mondo, il soggiorno in Giappone, poi in America, a Madison; la vittoria nel concorso a Direttore di Ricerca nel C.N.R.; l’invito ad Israele; la nomina a Direttore dell’Istituto Motori; il conferimento del Fellow Grade of SAE International; l’impegno a Teheran e all’Università di Seoul.
Ad intramezzare la narrazione della serie di queste conquiste valgono, così, oltre alla descrizione dei luoghi visitati, cadenze di romanzo, come quello – esemplare per purezza, costanza, rispetto reciproco e fedeltà – dell’amore di Felice e Annamaria, coronato dalla nascita di due meravigliosi figli, Carola e Giuseppe: di lei, alunna del grande latinista don Antonio Esposito presso il liceo scientifico “Colombo”, è ricordata la lusinghiera affermazione nel Certame di Latino a Siracusa; di lui la vivacità, l’impegno di rappresentante d’Istituto e la bravura di solista di batteria in un complesso rock, così come le prestigiose mete raggiunte da entrambi dopo il conseguimento della laurea. Emerge, in queste pagine, la gratitudine per la consorte – divenuta poi docente di lettere in un Istituto superiore – per l’assiduo sostegno e incoraggiamento: Annamaria è – come scrive nella lucida recensione Maddalena Venuso – “il filo rosso di tutto il racconto..., l’Amore, la Compagna, il Senso di tutto... il simbolo della Famiglia...”.
Non manca il racconto delle rinfrancanti soste al mare o in montagna, dei succulenti intermezzi conviviali con parenti ed amici; così come la dipintura dell’incanto della natura, del fascino dei paesaggi, che rivela l’amore di Felice per la bellezza, che in lui vive accanto a quello per la musica e la poesia. Mentre il panorama della storia e della cronaca offre riferimenti al costume, alla moda, ai mass media, alla musica leggera, allo sport. La rievocazione fa posto anche alla elezione a sindaco con il 70% dei consensi, come alla protesta della cittadinanza per il trasferimento dei rifiuti di Napoli sul territorio mariglianese, protesta in cui risaltano il coraggio e l’amore per la propria terra del Sindaco Corcione.
Questi ed altri eventi alimentano la storia che, dopo il pensionamento, ripropone un chiaro esempio di attivismo e di vitalismo con il ritorno di Felice, in altra chiave, alla campagna da cui era partito: la fondazione dell’Agenzia Agricola Vigna Maurisi in Irpinia, la cui produzione di Greco di Tufo, Aglianico e Taurasi ottiene lusinghieri riconoscimenti a livello internazionale. Concludono il volume opportune appendici storico-documentali; le postfazioni dei nipoti Enrica, Anna, Andrea (autore del disegno di copertina) e Luca, e le recensioni.
Ai pregi del libro già segnalati si aggiunge la ricchezza di messaggi, illuminati da una pluralità di valori: l’attaccamento alla famiglia, l’ammirazione per la civiltà contadina, il senso del dovere, il culto della tradizione e dell’amicizia, l’esaltazione della forza di volontà, della dedizione al lavoro e allo studio, la fede nel progresso scientifico e tecnologico, l’amore per la propria terra.
La scrittura, infine, immediatamente comunicativa e priva di orpelli, in cui l’illustre prefatore Ferdinando Iannuzzi ravvisa “la prosa dello scienziato abituato a riassumere in poche parole i fatti”, avvalorata da un ritmo narrativo vivace, cordiale e fragrante di autenticità, dona al libro una particolare suggestione.
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