29/04/2024
(197 utenti online)
Libri Redazione 14 aprile 2024 23:20 Circa 9 minuti per leggerlo stampa
"Il prof. Angelo Porcaro del "Liceo Colombo" ha presentato il suo nuovo progetto Profilo Storico Della Letteratura Italiana in tre volumi, di cui sono usciti il secondo e il terzo volume (il primo è previsto per il mese di settembre) nella Chiesa dell’Annunziata a Marigliano"
MARIGLIANO – Qualche mese fa, nella Chiesa dell’Annunziata di Marigliano si è svolto un incontro con il prof. Angelo Porcaro, che ha presentato il suo nuovo progetto Profilo Storico Della Letteratura Italiana in tre volumi, di cui sono usciti il secondo e il terzo volume (il primo è previsto per il mese di settembre).
Sono intervenuti il prof. Salvatore Principe, docente di storia e filosofia presso il liceo “C. Colombo” di Marigliano, dottore di ricerca in Storia della Filosofia Moderna e Contemporanea presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane (SUM), svolge le sue attività di ricerca presso il Dipartimento di Filosofia “A. Aliotta” dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, ha pubblicato numerosi saggi e articoli su Descartes, Kant e Fichte intorno alle tematiche del giudizio morale, che ha fatto anche da moderatore dell’incontro;
il prof. Carlangelo Mauro, docente di materie letterarie e latino presso il liceo “E. Medi” di Cicciano, studioso di letteratura italiana, esperto di Salvatore Quasimodo e della poesia italiana del secondo Novecento. Presente anche il prof. Angelo Porcaro, docente di materie letterarie e latino presso il liceo “C. Colombo” di Marigliano, che collabora presso il Dipartimento di studi umanistici dell'Università degli studi "Federico II" di Napoli con la cattedra di Letteratura italiana del prof. Ugo Maria Olivieri. Svolge attività di ricerca, occupandosi prevalentemente della letteratura italiana dell’Ottocento e del Novecento. Ha pubblicato testi su Francesco Dall’Ongaro, sulla letteratura popolare in Italia nell’Ottocento, su Eduardo De Filippo, sulla letteratura italiana e il suo pubblico nella storia, sulla letteratura italiana del Novecento, sul Neorealismo.
Il prof. Salvatore Principe dà inizio all’incontro, salutando i presenti e facendo una riflessione sull’importanza del progetto editoriale del prof. Porcaro. Quindi presenta i relatori e cede la parola al prof. Carlangelo Mauro, che, dopo aver espresso un giudizio critico complessivo sul lavoro svolto dall’autore, si è soffermato sull’analisi del terzo volume ed ha approfondito i momenti salienti del secondo Ottocento (Naturalismo, Zola, Verga, De Sanctis) e il passaggio fine Ottocento-inizio Novecento (Futurismo, Pirandello, figura dell’inetto, Svevo), facendo anche alcune considerazioni su Ermetismo, Quasimodo e la poesia del secondo Novecento.
Il prof. Salvatore Principe ha rilevato l’agilità dell’opera per districarsi nella selva fitta della letteratura italiana con un taglio storicistico, di cui ha apprezzato senza dubbio lo spazio concesso a Giordano Bruno, a Giambattista Vico e agli illuministi napoletani, spesso dimenticati tanto dai colleghi filosofi che dai colleghi italianisti. Il prof. Angelo Porcaro ha chiuso questo incontro, innanzitutto salutando i presenti, quindi ringraziando i relatori intervenuti per le tante sfumature ed i vari significati che hanno trovato nella lettura della sua opera. Potrebbe sembrare strano la compilazione di un «profilo storico» di letteratura italiana: di precedenti ce ne sono stati parecchi; nella proliferazione di studi, poi, che si è avuta, e nel vario succedersi di teorie della letteratura, si è tanto parlato di «crisi» della Storia letteraria. Da una parte c’è il bisogno di raccogliere in sintesi il frutto di tanti studi e revisioni, che hanno mutato la percezione della nostra tradizione letteraria, rispetto ai modelli fissati dagli storicismi idealistico e marxistico; dall’altra c’è una generale esigenza di ritorno alla storia, rispetto alle diffuse negazioni, che ne hanno fatto le teorie strutturalistiche e post-strutturalistiche e nei confronti di una cultura di massa, che tende a cancellare ogni memoria e ogni senso della distanza storica.
Questo ritorno alla storia non significa, però, una adesione fuori tempo a disegni dallo sviluppo organico e lineare, a proiezioni provvidenzialistiche, a proposte di modelli politico-intellettuali: comporta piuttosto una presa in carico della natura problematica della storia stessa, del suo procedere per salti e scarti, della continua contraddizione, in cui si danno i percorsi storici. E a questo non può non collegarsi la coscienza della più specifica difficoltà della storia letteraria, e comunque, di una storia letteraria attenta al rilievo dei testi, all’esperienza vitale ad essi affidata, alla particolarità del loro essere linguistico: difficoltà data dal dover trascinare in un percorso narrativo continuato, tra periodizzazioni, schemi, formule, paragrafi, una irriducibile realtà vitale e testuale (cosa che diventa sempre più rischiosa se si vuole dare in qualche modo conto anche della produzione recente, di quel Novecento che è terminato).
Tutti questi problemi restano spesso impliciti, ma ben presenti: infatti ci si preoccupa di collegare la narrazione storica alla valutazione critica delle opere, dando particolare rilievo ai cosiddetti «maggiori», di non trascurare certi dati importanti, come il contesto storico, filosofico, sociale, culturale, attraverso tutta una serie di vari ed eterogenei materiali informativi. E una cura particolare è rivolta al Novecento, di cui si comincia a percepire tutta la ricchezza letteraria, ma su cui non circola ancora nessuna credibile sintesi globale, rivolta a confrontarsi direttamente con tutte le sue opere importanti. Il profilo storico che ne è venuto fuori si rivolge in partenza alla scuola, cercando di condurre lo studente/lettore ad un diretto rapporto con i testi, ad una percezione del loro spessore esistenziale, del loro rapporto vivo con il mondo e la società dei loro autori, capace di parlare anche al nostro presente: e la storia non vuole certo sostituirsi alla lettura diretta dei testi, ma intende piuttosto accompagnare e motivare quella lettura, fornirle l’irrinunciabile quadro storico di base (davvero presuntuosi, da questo punto di vista, sono sembrati certi attacchi al «genere» stesso della storia letteraria, fatti in nome di una diretta lettura dei testi, concepita magari in chiave soprattutto stilistico-linguistica: eppure dovrebbe essere ovvio che nessuna lettura può prescindere dal darsi dei testi «in situazione», da una percezione della loro storicità).
Ma un libro di letteratura, anche se originariamente destinato alla scuola, deve essere un libro utilizzabile da tutti, non chiuso in griglie pedagogiche, in vuote strumentazioni, ma deve porsi come libro civilmente maneggevole, anche nel più semplice uso quotidiano; deve essere strumento di consultazione e di lettura per il lettore colto e appassionato di letteratura. Tante cose sono comunque cambiate nel corso di questi ultimi anni; è sempre più accresciuto il rilievo dell’informatica, che già aveva cominciato ad imporsi all’avvio degli anni Novanta: l’invasione di Internet, con tutta la serie di strumenti di relazione progressivamente impostisi sulla scena, ha messo sempre di più ai margini il rapporto con la tradizione letteraria, ha ridimensionato il ruolo dei manuali e dei libri cartacei e ha reso aleatoria e indifferente ogni memoria storica. La scuola in generale, e in essa la presenza degli insegnamenti letterari, ha visto sempre più ridotto il proprio rilievo sociale, sottoposta ad attacchi e tagli di ogni sorta: il livello di attenzione degli studenti verso la letteratura diminuisce vertiginosamente, accompagnandosi ad una continua caduta delle competenze linguistiche (e non solo verso i linguaggi della tradizione poetica, ma anche verso i linguaggi correnti).
Le discipline umanistiche e le forme culturali in genere vedono sempre più ridotto il loro spazio e subiscono il peso ossessivo di quella cultura della valutazione, che commisura ogni esperienza al suo immediato rendimento economico e quantitativo. L’orizzonte della globalizzazione definisce nuovi possibili rapporti tra linguaggi e tra discipline, nuovi eterogenei modelli culturali, che nel contingente dell’attuale crisi stanno assumendo un peso davvero preoccupante. Nel vario evolversi di questa situazione è accaduto che molti intellettuali si sono trovati a collaborare all’evanescenza dei saperi letterari, rincorrendo variamente tutte le forme della comunicazione corrente, adeguandosi esteriormente ai modelli tecnologici, sottoscrivendo una cultura dell’apparenza e dell’effetto spettacolare, evitando ogni prospettiva critica. A ciò si è collegata una specifica «crisi della critica letteraria». Questa ha una presenza sempre più marginale nei media e nell’editoria: la critica militante è spesso subalterna alle proposte editoriali e ai modelli mediatici, mentre la critica e la storiografia accademica sono perlopiù chiuse in micro-erudizione e micro-filologia o tendono a ridurre la letteratura a «bene culturale» da catalogare e archiviare (e qui l’informatica dà un essenziale supporto). Sul rilievo della storia letteraria ha poi pesato l’invasione dei cultural studies e la varia contestazione dei modelli culturali «occidentali», con ipotesi di indeterminati allargamenti di prospettiva, a cui hanno fatto da riscontro chiusure localistiche di ogni sorta, che da noi sono giunte fino a pretese di insegnamento scolastico dei dialetti.
Tante, specialmente nella scuola, sono state le discussioni sul canone: ma se ne è cavato ben poco, se non esiti burocratici, con ulteriore riduzione delle occasioni di diretto confronto con le grandi opere e con il loro spessore umano e storico. Nello stesso tempo la già ricordata spinta della globalizzazione e i nuovi intrecci tra le diverse culture hanno diffuso sempre più l’esigenza di uno sguardo mondiale alla letteratura, con ipotesi di superamento di storie letterarie «nazionali» e di aperture ad orizzonti europei e mondiali, giustificati dai vivacissimi scambi e conflitti interculturali datisi sempre nel corso della storia. Il rilievo sempre più imperioso di forme artistiche, che usano tecniche e codici espressivi molteplici e di intrecci tra tecniche, codici, linguaggi, modi di comportamento diversi ed eterogenei, portano d’altra parte a suggerire modelli di ibridazione, di interferenza, di mistione culturale, che allontanano da una letteratura affidata semplicemente alla scrittura, al libro, alla lingua di base, ecc. Molti di questi dati erano già in incubazione all’inizio degli anni Novanta: ma allora il panorama poteva apparire singolarmente «aperto»; il crollo dei muri poteva suggerire, se non ottimismo, ipotesi di sviluppo progressivo, di apertura democratica: e più in particolare per il destino della letteratura, della storia e della critica ad essa dedicate, sembrava praticabile qualche scommessa, in vista di vitale e determinata «resistenza», entro cui si collocava quell’esigenza del ritorno alla storia, che sembrava allora delinearsi.
Ora ci troviamo di fronte ad una crisi che, investendo l’intero sistema economico e sociale, investe anche l’intero orizzonte culturale, e più da vicino quello degli studi umanistici, della scuola e dell’università, della critica e della storiografia letteraria. Questo profilo storico tenta di percorrere più da vicino questi ultimi anni, mantenendo comunque fede all’impegno di vedere la letteratura «in situazione», di considerarla come esperienza vitale, coscienza critica del presente e delle contraddizioni del mondo. Nonostante tutti questi sconvolgimenti, che ci hanno portato a questo presente carico di contraddizioni sempre più difficili da districare, la letteratura mantenga una determinante forza critica e conoscitiva, in un vivo legame con la sua grande tradizione: lì si ritrovano non solo le nostre radici, la memoria del nostro passato, delle vite che sono state e che ci hanno costituito, ma l’aspirazione a qualcosa di essenziale, ad una vita che abbia valore, ad un orizzonte integralmente «umano», e la disposizione a comprendere la distanza, la differenza, la molteplicità del mondo.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright MARIGLIANO.net
Commenti