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Scienze Mauro Romano 06 aprile 2014 17:17 Circa 1 minuto per leggerlo stampa
Case che accolgono figli e case che rifiutano figli. Genitori che soddisfano i bisogni, afferma la d.ssa Teresa Petrarca, e società politiche che non hanno tempo di crescere figli.
Quella favolosa immagine, paradisiaca, che entra nel nostro dna, appena siamo concepiti, ignari che rompere il guscio di mamma e papà ci scaraventa direttamente nell'inferno della vita, è solo un'immagine fasulla.
In realtà noi siamo figli di quella immagine già da prima di nascere, costruiti, assemblati in pacchi regalo e poi via alla destinazione famiglia, e c'è chi è anche fortunato. Arriviamo tutti da canili dove il randagismo e le urla di solitudine ci sfiancano già prima di essere adottati nella società occidentale, cui malgrado siamo destinati.
Case che accolgono figli e case che rifiutano figli. Genitori che soddisfano i bisogni e società politiche che non hanno tempo di crescere figli. Micro o macro cosmo non fa differenza. lamentarsi del pasto o dell'aumento di appena ottanta euro in busta paga e c'è chi per ottanta euro si vende anche la casa.
Genitori o politici in preda alle scelte di guardarsi allo specchio per vanità. sordi ai pianti dei figli, ciechi alle provocazioni dei figli che ormai adolescenti fanno guerra agli adulti. Pugni e schiaffi dati al nulla che si chiami relazione, holding, amore di uno stato che segua davvero i suoi figli nelle diverse e difficili fasi di sviluppo.
Inviluppo, chiusura, ritorni ai canili, verso mete animalesche regressive, impulsive o forse almeno qualcuno lì ci sente, chissà la morte, probabilmente dei legami familiari.
Una vita che non si consola più con l'essenza è una vita destinata ad essere abbandonata per le strade dove ancora li senti i saltimbanchi che cambiano idea di fronte ai vetri, microfoni spenti per dire qualcosa di cui loro stessi non credono più.
Meglio andare dai nonni.
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