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Storia Antonio Cassese 16 agosto 2006 17:47 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
Gli uomini hanno creato i loro linguaggi in modo naturale, esprimendo emozioni, frutto di dolore o di felicità. Più tardi qualcuno ha individuato le regole di tali linguaggi facendo nascere le opportune grammatiche. La stessa cosa si è verificata per le azioni: l'uomo ha sempre tradotto i suoi pensieri in azioni, soprattutto per soddisfare i propri bisogni, e lo ha fatto inizialmente in modo assolutamente libero.
Più tardi, visto che la libertà incondizionata minava alle radici la stessa libertà creando le condizioni per il dominio del più forte, qualcuno ha pensato di dover individuare regole per la convivenza umana e civile, indicando i valori di riferimento e la strada per perseguirli.
In altri termini possiamo essere d'accordo con Nietzsche quando sostiene che con la nascita dell'etica socratica lo spirito apollineo, lo spirito della misura e dell'equilibrio ha soppiantato lo spirito dionisiaco, lo spirito dell'istintività e dell'ebbrezza.
Così il senso del dovere man mano si è affermato come ossequioso rispetto di norme e di valori tradizionali.
Con l'avvento del Cristianesimo le regole etiche, frutto di ricerca razionale nel mondo pagano, si tradussero in "Comandamenti". Si conferiva così, all'etica del dovere, anche un alone di sacralità: il non rispetto delle regole di comportamento, considerato come peccato, comportava anche una sanzione divina. A fine settecento, con l'affermarsi della centralità dell'uomo e della sua ragione, il senso del dovere fu ricondotto in una dimensione strettamente umana, non più come obbligo rispetto ad un comandamento divini ma come responsabilità umana.
La crescita civile e lo sviluppo economico hanno determinato una continua espansione dell'area dei diritti e siccome ad ogni diritto corrisponde per necessità un dovere, si è venuta a determinare un intreccio notevole di diritti e doveri nella stessa persona: quanti e quali codici occorrerebbero per un'etica del dovere? In una società sempre più complessa e sempre più veloce una eticità dei comportamenti può trovare il suo fondamento solo nella "responsabilità" individuale e collettiva. Un'etica della responsabilità richiede sempre più libertà, più autonomia ma anche più sapere, più cultura, più senso dello stato.
Un ministro che si oppone al suo governo, un parlamentare che si oppone al suo partito e alla sua maggioranza, un parlamentare che abusa del suo potere, un sindaco che esautora la sua giunta e una giunta che esautora il consiglio non sono sicuramente i presupposti giusti per passare dall'etica dovere all'etica della responsabilità.
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