28/09/2023
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Storia Antonio Esposito 23 marzo 2023 23:37 Circa 8 minuti per leggerlo stampa
MARIGLIANO - “È questa una nobilissima terra della Signora Duchessa donna Isabella Mastrilli….” . In queste poche battute utilizzate, per introdurre il capitolo di Marigliano, il massimo storico della diocesi nolana Gianstefano Remondini, racchiude tutto il rispetto l’importanza e la considerazione che nutriva verso la nostra duchessa[1].
Isabella Mastrilli nasce, unica figlia del duca di Marigliano, Marcello e di Giulia Albertini dei principi di Cimitile, il 29 gennaio 1682 nella tenuta di Ponticchio a Tufino e viene battezzata il 20 febbraio dello stesso anno (cfr. I Volume registro Battezzati di Tufino 1631 -1707). A soli 12 anni, esattamente il 13 febbraio 1694, per salvaguardare la casata, fu praticamente costretta a sposare il marchese di Gallo Giovanni Mastrilli, suo parente di 27 anni più grande.
Questo matrimonio, oltre a salvaguardare il casato, portò all’unione dei rami della casata di Marigliano e dei marchesi di Gallo. I loro 10 figli, 6 maschi e 4 femmine[2], furono come una manna che risollevò le sorti dei due rami.
Donna aperta, ambiziosa, colta, Isabella fu una delle dame più avvenenti della nobiltà napoletana. Conoscitrice delle lingue tedesca, francese, spagnola ed inglese si dedicò soprattutto alla poesia. Fu pastorella arcade con il nome di Elinda Zelea e fece parte del Portico della Stadera con il nome di Odorica Acconcio. Fu inoltre iscritta all’Accademia del Caprario. Nella sua casa di Marigliano riuniva continuamente i suoi amici letterati che, nel 1733, diedero vita all’Accademia degli Oziosi.
Il 7 dicembre 1728[3] restò vedova a 46 anni. In questo periodo la sua preoccupazione principale, fu quella di accasare il secondogenito Mario, essendo Marzio primogenito morto celibe.
Mario prende in sposa Giovanna Caracciolo marchesa di Capriglia nel 1740.
Isabella, da fervente religiosa quale era, non trascurò i rapporti con il clero infatti, oltre ad essere una grande benefattrice volle assicurarsi per se e per la sua famiglia delle sepolture privilegiate.
A Napoli, ottenne dai governatori della chiesa del “Purgatorio ad Arco”, lo jus sepulturae nel presbiterio, dove già era presente il bel monumento funebre del bisnonno Giulio.
A Marigliano ristrutturò quello esistente già dal 1633, sotto l’altare maggiore della Collegiata[4], dove fondò anche una cappellania con istrumento del 1 luglio 1739, assoggettando i frutti di due territori situati nel tenimento di Scisciano. Una seconda cappellania la fondò nella chiesa di “Gesù delle Monache” a Napoli con istrumento del 20 ottobre 1739, con fondi derivanti dai beni feudali di Cagnano e Carpino.
In questo contesto non possiamo trascurare l’opera di rimodernamento della Collegiata di Marigliano, attuata a partire dal 1730, per la quale divise le spese con gli eletti del comune, fra i quali figurava in quegli anni il suo fido amministratore nonché vice duca Giacomo Sibilla[5]. Sicuramente a lei dobbiamo la presenza a Marigliano dei migliori artisti del tempo, come Ludovico Mazzanti[6] e Domenico Antonio Vaccaro, personaggi che facevano parte della nuova corrente artistica che andava di pari passo con quella poetica letteraria. Il suo intervento nella Collegiata dovette interessare la realizzazione dell’intera decorazione del presbiterio con la commissione del quadro di San Francesco Saverio[7] nel transetto, l’altare maggiore in marmi policromi, la tela della Madonna delle Grazie e le due grandi tele poste sugli stalli del coro raffiguranti il miracolo dell’acqua e quello del fuoco eseguite da Ludovico Mazzanti intorno al 1749[8]. Nello stesso periodo Isabella donò alla Collegiata anche diverse suppellettili e paramenti ad uso liturgico di cui restano un incensiere in argento ed un secchiello con aspersorio per l’acqua santa databili tra il 1740 e il 1760[9].
Tra i vari documenti conservati nell’Archivio Storico Diocesano mi piace riportare la donazione da parte della duchessa, nel 1719, di un parato per la celebrazione delle messe alla Cappella di S. Maria dell’Abbondanza in località Palazzuolo di suo diritto Patronato.
Il 2 marzo 1743, per le mani del notaio Giovanni Ruotolo in Napoli, Isabella stila il suo testamento nel quale non dimentica nessuno, tanto da apportare continue aggiunte con postille e manomissioni sempre per mano dello stesso notaio Ruotolo. Una delle ultime aggiunte risale al 1760 e trattasi di un “Monte per il Maritaggio” delle primogenite della famiglia Mastrilli. Isabella, forte della sua esperienza con questo monte volle assicurare alle sue discendenti, primogenite, una congrua rendita da portare in dote, nonché una giusta continuità della casata[10].
Vari problemi di salute costrinsero Isabella a ritirarsi a vita privata nella sua casa di Marigliano, dove trascorse devotamente i suoi ultimi giorni ed il 6 gennaio del 1761 emise l’ultimo sospiro, all’età di 79 anni. Solenni esequie si tennero nella chiesa del Purgatorio ad Arco a Napoli dove fu sepolta nella tomba che essa stessa aveva fatto costruire e sulla quale fu posta la seguente lapide da lei dettata nel 1742: D.O.M. / Hoc Sepulcrum / Vivens Sibi Posterisq Fecit / ISABELLA MASTRILLI Marilian Dux / Ut Ibi Requiescerent Mortui / Ubi Insignia Maiorum Suorum / Extant Beneficentiae / Monimenta / P.G.A. MDCCXLII.
Per volontà del principe Caracciolo di Furino, suo parente, il 24 febbraio, fu tenuta una solenne commemorazione nella chiesa dei Girolamini durante la quale furono lette molte composizioni scritte in suo onore.
[1] Gianstefano Remondini (1699-1777), padre somasco genovese, storico letterato giunse a Napoli nel 1724. Subito accolto negli ambienti culturali di rilievo, entrò a far parte dell’Arcadia e delle accademie napoletane degli Oziosi e degli Investiganti, amico del grande Vescovo Troiano Caracciolo del Sole fu da questi chiamato a Nola nel 1746 per compiere uno studio e curare la traduzione delle opere di San Paolino. Ma i copiosi ed importanti documenti emersi per suo merito indussero il Vescovo ad ampliare il progetto con la stesura della storia della Diocesi di Nola.
[2] In ordine di successione: Marzio primogenito morto giovane, Mario, Francesco religioso teatino (Arcivescovo di Taranto), Giulio teatino morto giovane, Marcello General maggiore, Giulio II morto bambino, Caterina, Carmina, Teresa, Bartolomea.
[3] Giovanni Mastrilli V Duca, morì in Marigliano e fu sepolto nella Chiesa Collegiata nel sepolcro gentilizio ubicato dietro l’altare maggiore. Nel salone dei ritratti del castello di Marigliano vi era la seguente iscrizione: Ioannes Mastrilli Marii Filius Mariliani Dux V / Marchio Galli / Coms Roccae et Casamarciani / Cuius Vitae Cursus / Sanctitas Pietas Religio / Cuius Extus / Mirum Divinae Charitatis Testimonium / Obit A MDCCXXVIII.
[4] Sulla lapide che ricopriva il sepolcro, custodita dietro l’altare maggiore, vi è la seguente scritta: Qui Ste Terunt / Ex Mariolani Ducibus / MASTRILLI Genere / Ab Anno MDCXXXIII / In Pace Quiescunt.
[5] Giacomo Sibilla, nasce a Marigliano nel 1700, si distingue per le diverse cariche amministrative ricoperte fra le quali quella di Eletto dell’Università di Marigliano nell’anno 1730, più volte riconfermata (1731, 1732, 1735), cassiere e procuratore dell’Università nel 1734, 1738 e 1743, Sindaco Apostolico del Convento di San Vito nel 1745, Governatore Economo della Chiesa del Monte dei Morti dal 1737 al 1748, nonché Vice Duca e procuratore di casa Mastrilli. Sulla sua tomba, ubicata davanti all’altare del Crocifisso nella Collegiata, la duchessa fece apporre la seguente lapide, oggi murata nel pavimento di un ambiente di servizio della sacrestia: Iacobo Sibiliae / D.no Mariano Spectato in Primis Viro / Ob Eximiam in se Fidem / Prudenziam Adeo Probatamque Tantopere Integritatem / Ut in Dynastiae Diutina Procuratione / Potentia Nunquam Dedinaverit in Fraudem / Profuerit Multis Laeserit Neminem / Satis pro Merito Fecerit Universis / Isabella Mastrillo / Dux Vicario Suo / Quem Vivum Praecipuis Auxit Honoribus / Huic Heu Diem Obituro Quietarum / Suisque Posterisque Eorum / Grati Animi Causa Dicavit Condidit / Anno DNI MDCCLVI.
[6] Ludovico Mazzanti (RM 1686 – VT 1775) fu uno dei maggiori artisti romani del XVIII secolo. Nel 1733 si trasferisce a Napoli dove esegue diversi importanti lavori nella chiesa dei Girolamini, della Nunziatella, del Gesù e nella Collegiata di Marigliano. Ritornato a Roma, fu eletto accademico di San Luca nel 1744 e Arcade con il nome di “Orpito Teoclideo”.
[7] Il Santo missionario definito “apostolo delle Indie” fu molto venerato nella nostra diocesi tanto che nel 1739 dal Vescovo Troiano Caracciolo del Sole fu nominato compatrono della chiesa nolana.
[8] A suggello di questi interventi fu posto lo scudetto marmoreo con lo stemma della casa Mastrilli sull’arco trionfale della crociera.
[9] I due pregevoli manufatti recano i bolli degli argentieri napoletani di quel periodo.
[10] Al capo III di detto Monte così si legge: “Che la rendita di detto Monte debba servire per le doti delle Figlie femmine dell’Ecc.mo Si.re D. Mario Mastrilli figlio primogenito di detta Fondatrice e così da primogenito in primogenito durante la linea mascolina, restando sempre escluse le figlie femmine discendenti da secondogeniti; E mancando la linea mascolina di detto primogenito, succeda la figlia primogenita della linea di d.o Sig. D. Mario e figlie dei suoi primogeniti e suoi discendenti primogeniti, purché però detta prima femmina si collochi in matrimonio con uno della famiglia; Ed in caso non vi fosse ne pure figlia femmina dell’ultimo mascolo della linea del sud.o Sig. D. Mario, che la regola sia soggetta a tutte le Leggi del Monte stabilite dalla Fondatrice.”
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