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Storia Carlo Borriello 02 agosto 2010 00:38 Circa 5 minuti per leggerlo stampa
La Chiesa Santa Maria delle Grazie
La Chiesa S.Maria delle Grazie “da semplice parrocchia qual era nella sua origine (XII secolo) per domanda e datazione di Alberico Carafa, signore e feudatario di questa terra, nel 1494 fu elevata a Collegiata curata dalla S. Sede, sotto il pontificato di Alessandro VI”. (3).
La collegiata godette, inoltre, di benefici e privilegi. I canonici, infatti, esigevano le decime della gabella dello scannaggio, del quartuccio, del buon denaro e la “quarta parte della dohana et altri emolumenti d’ogni salma che si carica e scarica in territorio”.
In quegli anni la chiesa venne ricostruita e ampliata per contenere un nunero crescente di fedeli.
Durante la signoria dei Mastrilli, si costruirono col concorso dell’Università cittadina, la cupola e il coro.
Le frequenti scosse telluriche e l’usura del tempo hanno sottoposto la chiesa a continui interventi di riattazione e di restauro. Tuttavia la Collegiata conserva il fascino della sua antichità e ogni stagione rinnova i fasti della sua storia religiosa e artistica.
La chiesa è a una sola navata, ampia e slanciata. La pianta è a croce latina col transetto che immette nella Annunziata. La balaustra settecentesca è stata smembrata per realizzare la nuova mensa.
La navata è costellata di cappelle laterali con altari di marmo policromo, finemente lavorato. In particolare, si impongono per la monumentalità e la ricchezza dei marmi e degli stucchi la Cappella di S.Pietro d’Alcantara o della Libera e quella del Crocifisso. Il Crocifisso ligneo settecentesco emana un fascino ineffabile che ti attrae e ti commuove.
La Cappella dei Protettori, in puro stile barocco, è protetta da un’imponente cancellata in ferro battuto con formelle di bronzo dorato con le figure sbalzate di S.Sebastiano, S.Rocco e S.Vito. Serbano un significativo valore storico e artistico il Battistero del 1500 con lo stemma dell’Università di Marigliano e le due Acquasantiere con il blasone dei Mastrilli. Delle innumerevoli iscrizioni funerarie che indicavano le sepolture dei canonici, dei preti, dei nobili, dei bambini, ecc., è rimasta dietro l’altare maggiore solo quella sulla fossa dei Mastrilli.
Gli stucchi, opera, forse del Vaccaro (4) che ornano le pareti della navata, il fregio, i finestroni conferiscono all’architettura barocca del tempio una visione armonica.
Le pareti laterali del coro dei canonici ospitano due grandi tele. Esse rappresentano due miracoli del Profeta Elia, quello del fuoco disceso dal cielo per le preghiere del Profeta (sulla destra); quello della pioggia predetta dallo stesso Profeta ad Accab (sulla sinistra).
I due dipinti, realizzati tra il 1733 e 1739, sono opera, sostiene Spinosa, di Ludovico Mazzanti. Esse sono da considerare tra le opere maggiori della sua produzione napoletana. Vi si riscontrano evidenti inclinazioni classiche secondo i modi del Giordano e del Solimena.
Delle tendenze pittoriche maturate a Napoli tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento in alternativa al ritorno al classicismo, uno degli elementi di spicco fu Domenico Antonio Vaccaro, pittore, scultore, architetto e scenografo.
Formatosi accanto al padre Lorenzo e a Francesco Solimena, il Vaccaro andò oltre gli intenti puristi del Solimena del quale seppe però cogliere il valore di alcune sperimentazioni e il cui risultato fu, a giudizio di F. Bologna, un gruppo di dipinti dalle vaste composizioni per la Chiesa di Monteverginella a Napoli (1728) a11e tele per la Collegiata di Marigliano (1730), realizzati dal Vaccaro negli anni della maturità, nei quali “le idee fioriscono in vortici elegantissimi e adorni, da parer ghirlande”. (5).
Il Vaccaro eseguì dunque cinque tele per la Collegiata, firmate e datate in parte. Esse sono: le tre tele nel soffitto della navata centrale; la tela nel soffitto della crociera o dell’organo settecentesco a canne; la pala sull’altare maggiore.
Le tre tele della navata centrale rappresentano rispettivamente: quella centrale, la più grande, «S.Sebastiano nelI’atto di subire il martirio»; quella collocata da parte dell’arco maggiore, il «Martirio di S.Vito»; la terza, sulla parete d’ingresso, «S.Rocco con la Madonna».
I1 dipinto nel soffitto della crociera raffigura «S.Francesco Saverio» Evangeliun gentibus annuntiantis come annotò lo stesso Vaccaro sotto la bozza del quadro.
Le decorazioni del soffitto, rifatte negli anni Settanta dal decoratore locale Vincenzo Buonincontri, pur non riproducendo quelle originarie, armonizzano con l’architettura d’assieme, conferendo una visione luminosa e riposante. La maestosa tela che campeggia sull’altare maggiore, (prezioso per la fattura dagli intarsi barocchi) è uno dei capolavori della maturità del Vaccaro. L’opera rappresenta la “Madonna delle Grazie e i Protettori di Marigliano”.
La Madonna col Bambino, sorretta da una schiera di Angeli e Santi, è invocata dai Protettori di dispensare la sua materna benedizione su Marigliano che si distende ai suoi piedi. All’estremità inferiore del quadro è visibile infatti il campanile della Collegiata nelle sue forme originarie come principale elemento di identificazione della città. Gli elementi stilistici e cromatici del dipinto evidenziano in una forma temperata gli aspetti essenziali del rococò napoletano di cui il Vaccaro fu I’iniziatore.
Le tele del Vaccaro e quelle del Mazzanti furono restaurate da Enrico Fiore tra il 1876 e il 1882.
Enrico Fiore nacque a Marigliano nel 1849 e morì nel 1900. Le sue spoglie riposano nella chiesa del cimitero.
Figura emblematica della Marigliano “umbertina” assieme ai Di Pinto, operò nell’ambito della pittura di Domenico Morelli. Questi nell’Ottocento aveva rotto con gli angusti schemi accademici facendo sue le esperienze europee. Il Morelli predilesse, in particolare, la pittura a macchia che trasferì dai bozzetti alle grandi tele.
Il Fiore si mostra fedele al maestro proprio nelle composizioni ove la macchia veloce e compen- diaria richiama i modi della pittura secentesca, come nel “martirio di S.Cuono”, all’Accademia delle Belle Arti di Napoli.
Le opere di E. Fiore sono sparse un pò dovunque e in particolare presso le antiche famiglie locali. Nella Collegiata, oltre ai restauri, si conserva la “Madonna del Buon Consiglio” nella cappella del Bambino.
La Collegiata custodisce, nei marmi, negli stucchi, nei fregi, nelle decorazioni e nelle pitture preziosi documenti della civiltà napoletana del Seicento e del Settecento.
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